Dead Poets

In giorni come questi me lo chiedo spesso: perchè?

Perchè faccio questo mestiere? Perchè insegno, studio, leggo traduco...?
Perchè e soprattutto per chi?
Cosa è successo alla scuola?
Perchè i ragazzi di oggi sono lontani 1000 anni da me, che non sono Matusalemme (anzi ancora reputato "giovin insegnante" così come in Italia parliamo di Veltroni come di un giovin politico...) e che la scuola, l'università, le ho vissute dall'altra parte con piacere, con il gusto di studiare, la curiosità dei 18 anni e la voglia di far casino come tutti..?

Cos'è successo a questa scuola? Perchè ci ritroviamo in classe (come successo oggi) a discutere dei ragazzi con psicologi, esperti dei servizi sociali, leggendo cartelle cliniche che parlano di "disgrafia" "discalculia" (questa nemmeno la conoscevo..) "Deficit dell'attenzione" e "Ipercinetismo" così come una volta si parlava dei temi, dei pensieri liberi di menti fresche...

Perchè la massima aspirazione di un diciasettenne oggi non è la Rivoluzione, o la conquista del mondo, ma partecipare al Grande Fratello per parlare delle marche prferite delle scarpe...?

Perchè le eccezioni a questo deserto di ignoranza e futilità sono sempre di meno? E tutto ciò malgrado i nuovi insegnanti, più giovani, più volenterosi (con eccezioni certo..) e preparati? Con tutti gli inputs che vengono da un mondo pieno di stimoli, villaggio globale più che mai?

Com'è possibile che nel corso di 10 - 15 anni un'intera generazione di ragazzi si sia rincoglionita del tutto? Cosa hanno fatto le famiglie?

Perchè oggi non posso più testare la lingua di un ragazzo chiedendo semplicemente "What's your father's job?" senza provocare un trauma psichico visto che i genitori sono (il 75% in una classe, giuro..) separati??

E allora cerco di resistere (come mi consiglia sempre una cara amica.. in ogni momento, come se mi vedesse affondare piano piano nell'acqua...) e ripenso alle ragioni principali che anni fa' mi spinsero a scegliere questa ingrata vocazione, e - regolarmente - mi tornano in mente dei versi di un poeta e delle immagini.

Sono ancora la mia coperta di Linus.

“I went to the woods because I wished to live deliberately, to front only the essential facts of life, and see if I could not learn what it had to teach, and not, when I came to die, discover that I have not lived.”


Andai nei boschi perché volevo vivere con saggezza e in profondità e succhiare tutto il midollo della vita, sbaragliare tutto ciò che non era vita e non scoprire in punto di morte che non ero vissuto.
Henry David Thoreau

Commenti

NADIA ha detto…
HOLA FABIO!!
Resisti resisti, ho difficoltà anch'io nel capire i genitori degli amici dei miei figli, specialmente quando li vogliono necessariamente rendere autonomi solo per levarseli di torno, è brutto sai, molti vengono a casa mia, un pò perchè alcuni genitori lavorano altri perchè si trovano bene da noi.
Mi piace quando mi chiedono:"nadia che dolce ci hai fatto oggi! oppure che cucini Pino!! nello stesso tempo penso che si deve lavorare tempo non ce ne, ma in alcuni casi manca la voglia di stare con i figli, di affrontare con loro i problemi.
Saranno anche autonomi ma sono soli!!!
un abbraccio!
resisti!!!!!
Camu ha detto…
La citazione è una vera perla di saggezza del resto secondo me è meglio avere rimorsi nella vita che rimpianti!!!!Deve veramente essere tristissimo arrivare ad essere vecchi e scoprire che non si è vissuto ma solo sopravvissuto.
Forse nelle famiglie si è perso il vero valore dello stare insieme anche se questo costa sacrificio e spesso anche discussioni.
marge ha detto…
Prof. non ti abbattere.... anche se i ragazzi di oggi hanno come modelli i "tronisti" della De Filippi tu contina a fare bene il tuo lavoro che qualcosa in quelle zucche alla fine riesce ad entrare!!

Un abbraccio di incoraggiamento dalla mamma di un "fancazzista"
Donna Cannone ha detto…
oddio - che domandone - senza risposta, ovvio. Che altro vuoi fare, se non continuare a resistere e seguire il senso che scorre in te?
A volte esco dall'aula (esimio collega), scuotendo la testa e riconfermando fra me e me che sì, in fondo qualcosa da insegnare ce l'ho - se pensi che oggi due studentesse (univ.) mi han detto che non avevano mai sentito l'espressione 'fare i conti senza l'oste'.
Oggi mi sono resa conto che nonostante i miei solleciti, inviti, spunti per farli riflettere sui testi che abbiamo sotto gli occhi, circa il 50% della classe NON pensa, probabilmente perchè non ne è capace!
Esse ha detto…
Fallo per te stesso e basta, per amore della letteratura, per le emozione che ti da anche solo parlarne, fallo per te.
E vedrai che se 'è amore per te stesso in ciò che fai entra in circolo.
Io così ho amato le lingue "morte", con un professore molto anziano ma che aveva passione e amore.
Un vero maestro, un nonno, un amico.
Mia madre insegna lettere al superiore da 27 anni, ancora quando mi parla dei "suoi" ragazzi le brillano occhi.
E' vero, insegnare è una vocazione e purtroppo si sottovaluta nel nostro paese l'imporantissima funzione degli insegnanti.
la signora in rosso ha detto…
Vedrai, che quandomeno te l'aspetti qualcuno dal buio uscirà e ti farà una domanda o ti darà una risposta che ti farà capire che il tuo lavoro ha una ragione di essere. Buona giornata
Prisma ha detto…
Purtroppo credo sia il risultato dell'americanizzazione della società, nell'accezione più negativa del termine...

Il gap tra ricchi e poveri si è allargato in modo impressionante, quasi tutti i genitori ormai lavorano fuori casa, le famiglie unite sono ormai una rarità...

...e i ragazzi restano soli, senza una guida, preda di una solitudine che cerca il suo rifugio in valori effimeri trainati dalla cattiva televisione e dal gruppo dei pari...

E quando arrivano a scuola sono ormai torri sghembe, difficili da raddrizzare...

Da quando in famiglia non trovano più spazio la comunicazione e lo stimolo a coltivare interessi che non siano rincorrere l'ultimo modello di telefonino o la marca più trendy, è diventato ancora più difficile per voi insegnanti catturare l'attenzione dei ragazzi e incanalarla.

Però non ti arrendere!
Qualcuno, anche se non sembra, in silenzio assorbe quello che dici. Magari farà finta di niente per non sfigurare agli occhi degli amici, ma come dico sempre:
le parole sono come l'acqua...
E SCAVANO LA PIETRA!

Go on, Fabio!
Complimenti per il tuo Blog!
Voglio chiederti se ti andrebbe di fare uno scambio di link con il mio: www.francescogreco.splinder.com

Fammi sapere!
Ciao
Francesco
Bastian Cuntrari ha detto…
Caro Fabio, sono davvero la meno indicata per rispondere a questo bel post - non avendo figli - ma lo faccio egualmente.
Dalla finestra guardo i miei nipoti, figli di fratelli e cugini che presumo possano essere coetanei dei tuoi allievi. La colpa primigenia la imputo ai genitori: tutto concesso, senza regole o paletti da rispettare. E il "tutto" è sempre e soltanto il superfluo; è sempre quello che ti fa omologare al gruppo... rectius ... alla tribù, i cui ritmi, assurdamente, sono imposti da genitori per i quali l'apparire è più importante dell'essere, e che scaricano sui figli le proprie frustrazioni, il proprio desiderio di emergere e diversificarsi. Ma dato che lo fanno tutti, nessuno emergerà e sarà diverso.
Anche la scuola, a parer mio, ha grandi responsabilità. La libertà è una grande conquista,
ma l'eccesso di libertà è sopruso e anarchia: e le briglie lasciate sul collo agli studenti, non educano.
Creano solo individui prepotenti, cavernicoli per i quali conta solo la legge del più forte.
Spero per te - ma soprattutto per tutti noi - che il tiepido ottimismo di alcuni commentatori sia la verità: qualcosa del tuo lavoro e della tua passione (forse) rimarrà.
Chiudo il prolisso commento (del quale chiedo venia) con una nota personale: avevo 17 anni quando mia madre morì, una domenica di giugno, in un incidente stradale. Mi diede la notizia una sua amica e mi chiese chi volessi chiamare perché mi fosse vicino, visto che parenti non ne avevamo...
Un'amica? Un amico? Telefonai invece alla mia professoressa di lettere, cui davamo - ovviamente - del "Lei" e che ci dava del "tu", chiamandoci per cognome: non c'era un particolare feeling tra me e lei, ma era una donna ricca (intellettualmente) che mi arricchiva, che mi dava ogni giorno qualcosa. Assurdamente, in quel momento, forse pensai potesse ancora dare: venne immediatamente, e rimase con me sino a che, stordita dal dolore, non mi addormentai. Penso spesso a lei, e la mia gratitudine, il mio amore nei suoi confronti (perché credo di questo, alla fine, si trattasse) sono rimasti immutati: ti auguro che, alla lunga, qualche tuo allievo possa pensare a te nutrendo gli stessi sentimenti. Te lo auguro, ma...
Marlene ha detto…
me lo chiedo spesso anche io: ma cosa fanno le famiglie? forse i genitori di oggi sono i figli di genitori che ancora dicevano no, per cui si dava prima il necessario, e poi se avanzava il superfluo. perchè credo che alla fine il superfluo rende per un attimo felici (ma solo per un attimo) ma le cose importanti sono quelle di base. quanti di noi non hanno potuto avere la felpa o il jeans firmato nel periodo dell'adolescenza e per questo hanno "odiato" il proprio genitore. io sono una di quelle, ma diventata grande posso dire che non mi è mancato nulla, assolutamente nulla. forse quello che manca ai ragazzi oggi sono i beni durevoli, quelli che rimangono dentro, quelli che ti fanno crescere forte, quelli che non evaporano alla prima delusione. e la vita ne dà di delusioni....
María ha detto…
Hola hermano!!

Hai fatto le domande universali. Anch'io mi chiedo spesso il Perchè? di tutto quello che faccio. Ma penso che non posso vedere mio lavoro con pessimismo perche non potrei farlo. Molto dei miei colleghi aiutano a fare dell'ambiente scolastico un luogo pessimista e negativo. Ma io sono decisa di lasciare la realtà schiacciante ed intraprendere il mio mestiere con energia(a volte la realtà gana) perché sono sicura che qualcuno ascolta, qualcuno pensa, qualcuno ha voglia di imparare e non tutti sognano con il Grande Fratello ed una vita senza responsabilità ne sforzo.
Tra tutto lo negativo si può godere essere insegnate.

Un bacione collega.
Linkato!

Grazie
Francesco
www.francescogreco.splinder.com
Irene ha detto…
Brava Maria. Come sai sono una studentessa, mia mamy poi è insegnante delle superiori, quindi diciamo che la scuola ce l'ho anche in casa. Girano libri della Mastrocola, di Pennac e tanti altri che commentano la scuola e chi la frequenta. Non accetto proprio quando scrivi che i giovani si sono rincoglioniti, noi siamo la continuazione di quello che voi seminate. Voi insegnanti poi lo trasmettete dalla pelle, dallo sguardo, da tutta una comunicazione non verbale, se credete in noi o no, e non fa testo se l'insegnante è giovane o in età da pensione. Ti auguro per il tuo bene e quello dei tuoi allievi di mantenere la motivazione. Abbiamo bisogno di questo. Di genitori che fanno da genitori, di prof che ci credono...
Buon lavoro. ciao ciao
María ha detto…
Irene: Tante grazie per le parole!! I giovani possono fare tantissime cose e hanno una capacità che loro non conoscono. Solo bisognano lo stimolo adeguato e le persone che gli dicano che possono fare tutto quello che vogliono e più. Uno esempio: quando faccio una correzione a uno studente mai li dico che il suo lavoro è cattivo, dico che si può migliorare, che lui può farlo molto meglio perche sono sicura che ha la capacità.

Un bacio.
fabio r. ha detto…
grazie a tutti per gli interventi (un beso particolare oltre oceano a Maria...) farò tessssoro di ogni goccia delle vostre parole... poi prima o poi anche le arrabbiature mi passano!
Irene ha detto…
Fabio, leggi questo e poi dimmi se può servire per tirarti su:

“Oggi il padre teme i figli. I figli si credono uguali al padre e non hanno né rispetto né stima per i genitori. Ciò che essi vogliono è essere liberi. Il professore ha paura degli allievi, gli allievi insultano i professori; i giovani esigono immediatamente il posto degli anziani; gli anziani, per non apparire retrogradi o dispotici, acconsentono a tale cedimento…”.
“La nostra gioventù ama il lusso, è maleducata, se ne infischia dell’autorità e non ha nessun rispetto per gli anziani. I ragazzi d’oggi sono tiranni. Non si alzano in piedi quando un anziano entra in un ambiente, rispondono male ai loro genitori…”
“Non ho più speranza alcuna per l’avvenire del nostro Paese, se la gioventù d’oggi prenderà domani il comando, perché è una gioventù senza ritegno e pericolosa”
“Il nostro mondo ha raggiunto uno stadio critico. I ragazzi non ascoltano più i loro genitori. La fine del mondo non può essere lontana”
“Questa gioventù è guasta fino in fondo al cuore. Non sarà mai come quella di una volta. Quella di oggi non sarà capace di conservare la nostra cultura”

La prima citazione è tolta dal libro VIII de “La Repubblica” di Platone vissuto dal 428 al 347 prima di Cristo.
La seconda è di Socrate che visse dal 469 al 399 prima di Cristo
La terza è di Esiodo, vissuto 720 anni prima di Cristo
La quarta è di un sacerdote egizio che viveva 2000 anni prima di Cristo.
La quinta è stata scoperta recentemente in una cava di argilla tra le rovine di Babilonia, ed avrebbe più di 3000 anni...

;) - ciao ciao Irene
fabio r. ha detto…
@irene: conoscevo la cosa...già, vae victis...
quello che però oggi - dal mio modesto punto di vista, anzi visuale periferica - mi sembra profondamente cambiato è il distacco tra generazioni per mezzo di una tecnologia sempre più aggressiva, in un modo dove ognuno di noi (lo stiamo facendo ora, io e te, usando il web un blog, rendendo teoricamente immortali queste poche righe che non saranno mai cancellate dai libri, ci pensi?) vuole lasciare una traccia nel visibile. Nella rete, in you tube? nello schermo? beh, lo spazio di condivisione di alcuni valori fondamentali (morali, etici ecc..) si sta riducendo velocemente a scapito dell'hic et nunc.
Ti farei leggere i temi di studenti del liceo di appena 10 anni fa' e quelli di oggi. SOLO 10 anni fa' c'erano utopie, speranze, stupidaggini ok, però vive, con un alito di futuro. i ragazzi si vedevano nel futuro ed oggi sono qui, nel presente che era futuro appena nel 1996... Oggi i ragazzi non si vedono più tra 10 anni, ma nemmeno tra 2, 2.. vivono solo l'oggi, senza prospettive se non quella di lasciare un segno nel visibile, nel collettivo televisivo (o nel suo succedaneo del web...) e la grande massa di informazioni a cui potete attingere oggi (ma ti immagini la tesi di laurea scritta con la macchina da scrivere, facendo fotocopie in biblioteche, la ricerca pura senza google? forse nemmeno puoi...) non produce un'altrettanto grande voglia di approfondire, di sapere, e se lo fa succede in pochissimi, fortunati e straordinari casi.

E' un dato di fatto contro cui combattiamo giorno dopo giorno, ma la scuola stessa purtroppo oggi ha abbandonato molte delle sue vocazioni naturali, didattiche per poter affrontare i problemi dei ragazzi che non trovano sfogo o risposte a casa. Ci si chiede di educare, fare gli psicologi e misurare le capacità personali con metodi a dir poco iper-obiettivi... il tutto sempre per 1200 euro al mese (quando va di lusso, chi come me guadagna quasi di più traducendo e non ha la prospettiva della sicurezza a scuola poi..buona notte)

Oddio, sia ben chiaro: il lavoro dell'insegnahte è ancora un privilegio ed un piacere, se solo si potesse fare....

un abbraccio!
María ha detto…
Hermano:

Sono con te.
Anch'io penso che il nostro lavoro non si può fare, forse come lo facevano gli insegnati d'altra epoca. Adesso sono contenta si dei 35 o 40 allievi possono catturare l'attenzione della metà. Ho imparato -per potere sopravvivere in questo lavoro- che non sempre possiamo mutare la realtà. Apporto il mio 50% -a volte fino il 60%- ma il resto, devono capire, dipende dei ragazzi e dei genitori.

Un abbraccio.

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