1990-2010: Was bleibt.

Il 3 ottobre 1990 è la data che scandisce la fine della "Doppia Germania", il referendum fortemente voluto da Helmut Kohl dà il risultato auspicato: gli ex cittadini della DDR optano in massa per l'unificazione/annessione alla Germina ovest (BRD) con tanti saluti alle ipotesi federali sostenute da parte della SPD, dagli intellettuali (tra cui Günter Grass, Christa Wolf e tutto il Neues Forum) e da pochi spiriti "bastian contrari".

D'altronde per i neotedeschi - poi appellati con il nomignolo di Ossis con un certo disprezzo - la promessa di una nuova Schlaraffenland (Cuccagna) subito dietro l'angolo è troppo forte da contrastare. Al diavolo i calcoli ed i dubbi geo-politici: il vantaggiosissimo cambio della moneta DDR di 1 a 1, promesso da Kohl, subito cavallo di battaglia in vista delle prime elezioni unitarie (stravinte poi dalla CDU-CSU), è una calamita troppo potente, e la promessa di un nuovo Wirtshaftswunder non lascia indifferenti nemmeno ad ovest.

Il gioco delle 3 carte riesce benissimo: le folle in estatica attesa in banca per cambiare i marchi orientali per quelli occidentali, gli assalti ai supermercati tipo Aldi o Lidl (per mesi la DDR fu sbeffeggiata ad ovest per la furia dei suoi abitanti nell'acquisto di frutta esotica, assente nella ex patria socialista, e quindi i Länder orientali vengono rinominati Bananenland...), i continui passaggi di frontiera a Berlino, quasi che ci fosse il timore che tutto potesse essere solo un sogno, tutte immagini che ormai fanno parte dell'onirico collettivo dei tedeschi, oggi, dopo 20 anni.


Poi venne la crisi economica, il malcontento, il riaffacciarsi della RAF (Rohwedder, il presidente del Treuhandanstalt - una sorta di IRI che si occupava della ricostruzione della DDR - fatto esplodere, come negli anni '70..), la sfiducia nella CDU e la colpevolizzazione di Kohl, con la successiva sterzata politica verso la SPD e Gergard Schroeder.

Sono passati 20 anni da quel giorno, e fare i conti con la storia contemporanea si dimostra ancora un volta un compito molto difficile: paradossalmente è più facile analizzare cartigli medievali che rileggere i giornali di ieri, e la "distanza critica" da quei fatti oggi ancora non sembra maturata.

Cosa resta di quel passaggio, della Wende, come fu chiamato quel periodo? Christa Wolf, grande voce critica della DDR ed intellettuale-simbolo delle due Germanie, pubblica nell'estate del 1990 (quindi poco prima della riunificazione) un libro dal titolo molto significativo: Was bleibt. Nel titolo stesso c'è un enigma, voluto dalla stessa autrice, ovvero l'assenza di un punto interrogativo, per cui il titolo può essere letto sia come una domanda: "Cosa resta?" che un'affernazione: "Qualcosa resta".

In sintesi è il racconto della giornata di una donna sorvegliata dalla polizia segreta, tormentata da dubbi sulla fedeltà degli amici più cari, pressata dagli avvenimenti. Una donna sola di fronte alla propria coscienza. Secondo Anita Raja (traduttrice e biografa della Wolf) il tema centrale è quello di una persona che non riconosce più la propria città, il proprio mondo, le cose e la gente in cui ha creduto, divenute ormai estranee.
Viene in mente un'altra grande figura della Wolf, Cassandra: lì c'era il distacco da Troia e da Priamo, intenso e sofferto, in quanto essa aveva amato la città e il padre, avendo poi creduto nella loro diversità.
Ora, questa tragedia ritorna nel libro, senza più il velo del mito: adesso Troia è Berlino, è il socialismo, è tutto ciò che Christa Wolf ha amato e in cui ha creduto, e che la sta abbandonando, un "non luogo" in un'era sconosciuta, dove i punti di riferimento sono saltati del tutto...

Oggi molti giornali riportano articoli, analisi, retroscena di quei giorni, e si può sicuramente essere d'accordo con la stragrande maggioranza dei tedeschi che leggono l'unificazione come un fatto positivo in assoluto. La penso così anch'io.
Eppure qualche dubbio, qualche ombra ed un paio di domande mi riecheggiano in testa, ma le tengo per me.

Happy Birthday Deutschland.

Commenti

Brunhilde ha detto…
Siegfried ed io oggi ci sentiamo un po' vecchi, perché noi, vent'anni fa c'eravamo e ce lo ricordiamo benissimo, lui in particolare.
Mentre per questo piccolo tedesco (e italiano) che sta fingendo di dormirmi in braccio oggi è il primo Tag der deutschen Einheit, ed il futuro è suo. Per lui la Germania è e sarà una sola, la divisione la studierà a scuola e la sentirà come qualcosa di antico..
Buon compleanno alla Patria dei miei due amori, con tanto affetto - e riconoscenza.
Bastian Cuntrari ha detto…
...mmm... non ricordo davvero di essere stata una fiera sostenitrice dell'ipotesi federale delle due Germanie, come affermi... ma la memoria - ad una certa età - fa cilecca...

Scherzi a parte, Prof.
Pur non avendo avuto allora, né in seguito, alcun legame con "le due Germanie", tifavo con il cuore (senza pormi razionalmente troppe domande) per il loro ricongiungimento. Semplicemente perché, quando qualcuno mi domandava in quale altro periodo storico mi sarebbe piaciuto nascere, rispondevo senza esitazione che avrei voluto vivere il periodo delle guerre d'indipendenza: Bastian Cuntrari nasce nel 1830 (così ha già 18 anni alla scillintilla della Prima Guerra e ne può capire il senso) e muore - longeva! - nel 1920, dopo che anche Trento e Trieste (la città di mio padre) furono annesse.

Sono un'inguaribile patriota, e pensare alla vita di quel Paese e di quel popolo diviso a metà mi faceva davvero sanguinare l'anima. E ho "invidiato" l'emozione, il groppo in gola e l'incontenibile gioia che in molti avranno provato non solo alla caduta del muro, ma alla riacquistata unica identità nazionale. Beati loro!

E sfortunati noi, che oggi abbiamo a che fare con dementi scissionisti! Ma - a questo punto - sarei davvero curiosa di conoscere quei dubbi, quelle ombre e quel paio di domande che ti riecheggiano in testa, perché - da te - è bello passare anche per lo stimolo che fornisci a "ragionare" sulle cose.

P.S.: scusa la prolissità del commento, ma il post ha toccato le mie corde!
Baol ha detto…
Minchia, sono passati 20 e noi, qui, siamo andati indietro di ventanni, mica avanti...

ciao bro!
Curly ha detto…
Amo quel FILM! Amo Goodbye Lenin! Peccato che da quello che so ci sia solo in tedesco!!!! :-)
tiziana ha detto…
Non credo alla luce degli ultimi avvenimenti che l'Europa possa unirsi politicamente e rendere la vita delle sue popolazioni più ricche di contenuti oltre che di ricchezze. Quello che sta succedendo ai Rom in Francia mi fa pensare che i compleanni sono feste a cui non tutti possono partecipare. Nel 1989 ero così felice che l'Europa orientale potesse riprendere i contatti interrotti alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale. Nel 1990 sono riuscita a visitare Varsavia, San Pietroburgo, Mosca. Un viaggio turistico in treno da Bologna via Vienna che per me aveva un altro significato. L'entusiasmo che trovai misurato e composto ma sempre entusiasmo era mi fece sognare un Europa unita culturalmente ed un giorno chissà anche politicamente e socialmente. Studiare all'estero, imparare nuove lingue, abitudini, tradizioni, conoscersi per me voleva dire tenere lontano un altro conflitto, evitare altre carneficine. Scambiarsi i giovani universitari era un investimento a lungo termine per le successive generazioni, condividere tecnologie, idee, poteva farci perdere la paura per lo straniero nostro vicino di casa, far cadere i luoghi comuni ed i pregiudizi. Quelle barzellette sugli italiani, i francesi, i tedeschi,...... trasformarsi in battute da cabaret e non in insulti; riportare i Cechi, i Polacchi, i Russi, gli Ungheresi...... a comunicare se stessi e vivere tutti insieme.......un sogno che in quei giorni la caduta del muro ha reso tangibile,così reale da far male al cuore dalla gioia. Ed oggi? A distanza di 20 anni sicuri che gli europei si sentano amabili vicini, amici, parenti alla lontana? I tedeschi saranno pure complicati ma hanno fatto di tutto per ritrovarsi, sbagliando a volte ma sempre a testa bassa per raggiungere quell'obiettivo che si erano prefissi. Noi siamo restati a guardarli tra l'ammirato ed il sospettoso ma oggi loro ci sono, e gli altri si sentono parte di un organismo o vogliono portarsi a casa un pezzo del "morto" come ricordo? I capelli della Grecia, il giubbotto della Spagna, le scarpe del Portogallo, la catenina dell'Italia, i vestiti colorati degli apolidi Rom- rumeni.......l'Europa ultimamente sembra Medusa che quando guarda negli occhi qualcuno li trasforma in pietra e se mai oserà guardarsi allo specchio chissà cosa succederà! Battute a parte,non basta girare l'Europa o frequentare un corso Erasmus per sentirsi uniti ed aiutarsi nelle difficoltà. Adenauer, Spaak, De Gasperi, ed altri ancora ,quando pensarono all'Europa unita avevano ancora nelle narici l'odore delle due Guerre Mondiali. Io sono una privilegiata e le guerre le ho sentite narrare e spiegare ma non le ho vissute: quando penso ai Balcani, alla Cecenia, al Kosovo sento arrivare da lontano quell'odore e le parole, le chiacchere, gli ultimatum, i trattati, mi ricordano altri compleanni meno festosi. Hai notato che le generazioni che sono nate negli anni '20 si stanno assotigliando, la nostra memoria sta scomparendo con loro e non ci sono monumenti ne cimiteri che tengano, l'Europa sta litigando e naturalmente mancano i presupposti di allora ma ci stiamo comportando come in un pollaio e spero che a nessuna gallina o gallo tireranno il collo prima o poi. Buon compleanno Germania e buon compleanno Europa, festeggiamo insieme i giorni del riso, dell'oblio e della speranza che seguì l'umanità quando il vaso da Pandora fu fracassato e la sua curiosità punita atrocemente. Oggi è un giorno particolare per cui l'amarezza sta forse contagiando le mie riflessioni. Domani riprenderò fra le dita il lucido ottimismo, lascia che i miei pensieri assomiglino a quelli di una Cassandra rincitrullita oggi pomeriggio ed elimina il mio commento se non ti aggrada, non mi offenderò assolutamente. Buona serata!
fabio r. ha detto…
@brunhilde: beh, noi lo vivemmo di qua e lo vedemmo come uno shock, per loro - i tedeschi I mean - la cosa fu molto più complessa, per il piccolo teutonico sarà la normalità. bella e strana la Storia!
@BC: ma io sono d'accordo con te (..ah, tu non c'entri eh?.. :) ) sono felicissimo alla fine della fiera, i dubbi riguardano forse solo alcune modalità di passaggio, diciamo, ma sarebbe un discorso troppo "dottorale" e già mi pigliano per il culo per il mio tono da maestrino, ergo glisso!
@Baol: ma noi bro siamo talmente avanti che stiamo tornando indietro! diciamo che abbiamo finito il giro, no?
@diasy: c'è, c'è! io l'ho in entrambe le versioni (a propos film io e te dovremo scambiarci qualche parere sui film tedeschi prima o poi.., abbiamo alcune cose in comune, sai?)
@tiziana: giustissima la tua riflessione ed accidenti a me se la butto via! :-)
d'altronde le nostre conquiste ora sono acquisite ed un po' sono orgoglioso della mia idea di europa, a volte mi sembra ancora un'utopia dei popoli (visto che i governanti spesso deludono le aspettative) ed ora non ci rinuncerei più!
Grazia ha detto…
Sulla Ostalgie, a parte i discorsi politici o i saggi sociologici, le cose più vere e emozionanti sono in quel piccolo/ grande film che è Good bye Lenin.

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