Conseguente, inconseguente.
Georg Büchner è sicuramente uno degli autori teatrali (autori tout court in realtà) che preferisco, da sempre. E' stato innamoramento a prima vista, ovvero a prima lettura, sin dall'era incoscente del liceo. Dantons Tod, certo, in primis. Ma poi ho scoperto un piccolo libro, una sorta di monologo "freudiano" ante litteram: Lenz.
Lenz è una figura straordinaria all'interno dello Sturm und Drang, uno spirito assoluto, un genio che persorse strade accidentate verso la follia, perseguendo l'utopia di una vita letteraria.
Büchner, da scrittore / medico ce ne da' un ritratto quasi fisiologico, descrivendone la parabola creativa e la storia "psichiatrica" con una lucidità strordinaria.
Nel descriverne i momenti di follia, ci racconta di come il poeta inseguisse i suoi Demoni, e la sua stessa vita, recitando una litania e ripetendo senza soluzione di continuità il termine "conseguente"; ma se qualcuno osava interrompere il suo monologo, allora questo rispondeva: "inconseguente".
La storia mi è tornata in mente (con un bel salto mortale del rinvio letterario, lo ammetto...) in questi giorni, mentre ripensavo ad un'altra mia passione, a Wim Wenders ed ai suoi Angeli, e particolarmente ad un dialogo straordinario tra Damien e Cassiel nel film, in cui i 2 parlano di cosa sia immanente e cosa trascendente nella loro vita. E nella nostra.
E così ho ripensato agli studi sugli angeli di Scholem ed al fascino che esercitano in me alcune parole che risuonano di teologia e di metafisica.
Ecco: conseguente si oppone ad inconseguente; trascendente ad immanente, mentre la sintesi tra vita e morte, tra logica ed utopia ancora mi sfugge.... ed allora - in alcuni giorni - sembra anche a me di rincorrere la mia stessa vita, in bilico tra il conseguente e l'incoseguente, tra la trascendenza e l'immanenza della vita.
Come un pescatore di perle allora spero di tuffarmi nel mare dell'immanenza quotidiana, e di riportare alla luce qualche piccola scaglia di trascendenza, dal mare più profondo.
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Un bacio :)