Semper fidelis

Nel marasma di (dis)informazione politica di questi giorni, tra attacchi e difese nei vari giornali, ho notato la pervicacia di alcune "difese d'ufficio" da parte di giornalisti (oddio.. la definizione in questi casi mi sembra leggermente esagerata, direi.... passacarte prezzolati) molto vicini alla casa-famiglia-azienda di Governo (dal Giornale a Libero, dal Foglio al Tempo ecc...), i quali - a forza di urlare e sperticare le lodi del conducador - a volte peccano di eccessivo zelo...

L'epressione "più realisti del Re" sembra definire al meglio alcune di queste voci, e la loro fedeltà assoluta verso il loro capo-datore di lavoro-esempio-guida spirituale mi ha riportato in mente una bella pagina di Heinrich Heine, scrittore che amo da sempre, dove l'autore descrive questo atteggiamento di fedeltà assoluta nei confronti del sovrano con la solita straordinaria ironia.

Il Viaggio nello Harz è uno splendido, piccolo, affresco di viaggio, in forma diaristica, lungo il quale Heine elabora spunti poetici da situazioni reali, addirittura drammmatiche, descrivendo la povertà e la ricchezza del suo popolo nell'epoca della cosiddetta Deutsche Misere post Metternich.

Proprio al termine di uno di questi viaggi, nelle viscere delle miniere dello Harz, Heine ci regala un piccolo gioiello di ironia: qui descrive la fedeltà tedesca, quella "a prescindere", data dai sudditi al proprio sovrano, anche a scapito delle proprie idee e libertà.

L'aggettivo che Heine usa per descrivere il suddito fedele è un suo neologismo: Pudeldeutsch, che potrebbe essere tradotto come "fedele come un barboncino" ed è sarcasticamente cattivo...

Ecco il brano in questione: Il mio cicerone stesso aveva la medesima natura proba e onesta del cane tedesco. Con gioia sincera mi mostrò il luogo dove il Duca di Cambridge aveva pasteggiato con tutto il suo seguito, quando aveva fatto visita alla miniera, e dove ancor oggi si trova la lunga tavola del convito e il gran seggio di minerale sul quale il duca si era seduto. «Rimar ranno a eterno ricordo», disse il buon minatore; e raccon tava infervorato che allora c'erano stati grandi festeggia menti, l'intera galleria era stata addobbata di fiori, festoni e luminarie, un minatore aveva cantato e suonato la cetra, il buon duca, grasso e tutto contento, aveva alzato parecchi bicchieri; e aggiungeva che molti minatori, e lui per primo, si sarebbero fatti ammazzare di tutto cuore per il buon grasso Duca e per la casa degli Hannover. Mi commuovo sempre profondamente quando vedo come il sentimento di fedeltà del suddito si esprime in tutta la sua semplicità e naturalezza. È un sentimento così bello! Ed è un senti mento così autenticamente tedesco! Altri popoli possono essere più vivaci, più spiritosi, più divertenti, ma nessuno è fedele come il fedele popolo tedesco. Non sapessi che la fedeltà è vecchia come il mondo, crederei che sia stato un cuore tedesco a inventarla. Fedeltà tedesca! (...) Il popolo più fedele è il vostro, e sbagliate se credete che il buon vecchio giudizioso cane fedele si sia ad un tratto arrabbiato e cerchi di addentare i vostri sacri polpacci.

Senza tentennamenti, come la fedeltà tedesca, la luce della piccola lampada ci aveva ora guidato, ferma e sicura, attraverso il labirinto dei cunicoli e delle gallerie; sbu cammo dall'opprimente notte della montagna, il sole splen deva - «Buona salita!».

Commenti

enne ha detto…
Dai, che il Tempo è già un po' diverso.
Ogni conducator ha i suoi servi sciocchi.
Perfino Prodi ha avuto i suoi. E non parliamo di quello che avveniva nella prima repubblica.
Certo, quest'uomo è anomalo, ma non durerà certo in eterno, nonostante Scapagnini....
Barbara ha detto…
Torno a leggerti dopo un po' di tempo e riprendo a respirare profondamente le tue parole. Ogni imperatore ha i suoi servi. Qua c'è un popolo che, kantianamente, sta in letargo in uno stato di minorità, rinunciando a "servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro". "Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua intelligenza!", scriveva il filosofo di Konigsberg: forse ci sono parole più dimenticate e offese? Ti abbraccio.
amatamari© ha detto…
Bella e ricca di spunti questa tua nota ed il brano che riporti.
La fedeltà - pure quella del cane barboncino - può essere un valore, una rinuncia a se stessi, un segno di amore: è quando si fa cieca che vi è il pericolo, quando continui a leccare quella mano tanto carezzevole un tempo e che oggi stringe il bastone per picchiarti, quando la realtà cede il passo ad una memoria antica ed il desiderio si confonde.
E' a questo che dovremmo fare attenzione, nella vita quotidiana come nella politica, non perdere la visione delle cose, non perdere noi stessi per una illusione.
la signora in rosso ha detto…
stampa al servizio del potere. Il potere poi usa la stampa per raccontare la propria versione dei fatti.
Sagace Heine, essere fedeli come barboncini.....c onosceva per caso un certo Emilio F.?
Bastian Cuntrari ha detto…
Che bella pagina, Fabio!
Interessante come la "fedeltà a prescindere" si manifesti così apertamente in occasioni conviviali: un banchetto in miniera con un boccale di birra in mano o una festa di compleanno con tanto di torta e candeline!

"Sbagliate se credete che il buon vecchio giudizioso cane fedele si sia ad un tratto arrabbiato e cerchi di addentare i vostri sacri polpacci".
Qui la storia cambia, però: i cani da polpaccio - da noi - diventano ministri!

O.T.: grazie per la lezione di ieri...
fabio r. ha detto…
@bislacca: certo, the times they are a changin', ma la vocazione da servo della gleba è trasversale!
@barbara: perfettamente d'accordo: Kant avrebbe problema persino a razionalizzare certi momenti
@amatamari: hai ragione, il pericolo striscia da un po' qui...
@signorainrosso: oddio mò pure Fede povero uomo! Heine ha già sofferto di suo!!
@BC: tra i minstri molti addentano ed altri sono polpacci.. ahimè!
mod ha detto…
certo che hai delle armi potenti: citare heine dovrebbe essere letale se "supernano" ti leggesse....
ma ho paura che le tue sarebbero le classiche perle buttate ai porci.

guter mann!

:-)

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