Un racconto (molto breve..)
LUCE
Il giorno sembrava non finire mai, la ragazza si stava quasi addormentando al suono della litania ipnotica di quella strana lingua, poggiando la testa sulle pagine fitte di ideogrammi, ormai incomprensibili, quando finalmente la voce diminuì di intensità, e quindi di spessore, fino a cessare definitivamente, non prima però di aver proferito la tanto attesa formula magica: “..E per oggi è tutto..”.
Schiudersi di fogli, rapido ticchettio di tacchi e scarpe lucide, vociferare indistinto e sospiri. La ragazza sembrava ancora assopita, quasi stordita dall’eco persistente delle parole e dei simboli aleggianti nell’aria rarefatta, appena tiepida.
L’angelo si svegliò con lei. Abbandonò per un momento la sfera metafisica in cui stava riflettendo e si avvicinò ai pensieri di L., ma non poté fare a meno di ascoltare l'eco ideale di un suo compagno di classe, così -arrossendo leggermente nella sua immobilità spirituale - si ritrasse velocemente, cercando di influenzarne positivamente tutti quei pensieri…
Lei camminava lungo i corridoi vocianti di ragazzi alle prese con quaderni e libri pesanti come il senso del peccato, sorridendo spesso, ma raramente parlava con qualcuno.
L’angelo si sorprese a riflettere che tutta quella cordialità esteriore sembrava una di quelle strane facciate di cartone poste ad arte di fronte agli edifici in restauro del centro storico. “Szenerie”, la parola si manifestò improvvisamente sulle labbra di L. senza nemmeno sapere da dove stesse arrivando, da quale oscura parte della memoria.
L’angelo si ripromise di non indurre altre parole nella sua mente, almeno non inconsapevolmente; L., comunque, si compiacque per quella metafora inattesa, soprattutto perché giungeva al termine di due ore di formule inaccessibili quasi come la Qabbalah !
Un altro angelo sorrise, accanto al collega, lì vicino.
Il tramonto aveva appena iniziato il suo spettacolo, dall’alto dei sette colli, ed avendo stretto un patto con Giove Pluvio poté usufruire del cielo più sereno degli ultimi mesi, esercitando tutto il suo fascino nel blu cristallino di un pomeriggio primaverile.
Prima di giungere alla stazione L. si attardò un po’ tra i vicoli multiformi e multietnici della vecchia capitale dell’impero ormai caduta in mano ai barbari, ma invece di rimpiangere l’impero ed il suo limes, si rallegrò per la riconquista di quegli spazi un tempo morti, grigi, oggi invece rinati, tra luci, colori e profumi provenienti da ogni angolo dell’impero…
Il suo sguardo incrociò quello di tanti altri esseri umani, ed allora si chiese cosa tutti stessero pensando, se fossero tristi o felici dietro quegli sguardi impermeabili, dietro le voci lontane, musicali..
A volte avrebbe desiderato poter leggere i pensieri della folla appesa in equilibrio sulle aste del bus in corsa verso un treno. L’angelo invece faticava a stare dietro a quella enorme massa di pensieri e voci che si accavallavano nel suo io metafisico. Non potè fare a meno di gioire ed intristirsi all’unisono con le voci di dentro, in una non richiesta empatia con tutte quelle anime, sole tra la folla.
L. si fece largo tra braccia, volti e mani indaffarate, mentre il rosso vespertino aveva ormai invaso la città, e stormi d’uccelli gracchianti, impazziti dalla contemplazione di tale bellezza, volavano instancabilmente in cerchio attorno alla città, quasi ad augurare un’eccentrica buona notte al mondo, prima di andare a dormire tra le fronde dei radi alberi della stazione.
Un popolo nomade, fatto di valige e zainetti, correva anch’esso in modo isterico verso i binari grigi della stazione, tutti ansiosi di tornare, di muoversi di nuovo verso le proprie fronde.
L’angelo e L. invece se la presero comoda, c’era ancora tempo, si attardarono entrambi di fronte alla libreria, scorgendo libri e persone che leggevano; l’angelo accusò un lieve mal di testa a causa di quel chiasso silenzioso.
Poi L. incontrò F. ed insieme iniziarono a parlare della giornata trascorsa, ormai completamente avvolte dalla sera che stava soppiantando Vespero, parlavano d’amore e di letture, e dei paesi lontani da visitare insieme, prima o poi .
I due angeli a loro volta si scambiarono i pensieri della giornata, non senza qualche sorriso metafisico, mentre i rispettivi protetti si avviavano stancamente al treno.
Un altro giorno stava morendo insieme a quel tramonto da Cinecittà, fiero dello spettacolo di luce offerto ai cittadini ed ai turisti giapponesi, sicuro di essersi guadagnato il suo pane quotidiano anche questa volta.
Sirio già si affacciava alla ribalta, presago di una splendida notte nella galassia centrale.
Qualcuno già dormiva nel treno, altri leggevano o discutevano animatamente di politica e di sport; le due amiche stavano parlando a voce bassa, quasi sussurrando.
Gli angeli si accovacciarono sui rispettivi figliocci, sospirando una musica ipnotica, non udibile ai più.
Per alcuni istanti le due ragazze provarono una strana sensazione di leggera - improvvisa - tranquillità, gettando gli sguardi contemporaneamente oltre i finestrini grigi, oltre la sera, oltre le case e la gente che le abita.
FINE
Il giorno sembrava non finire mai, la ragazza si stava quasi addormentando al suono della litania ipnotica di quella strana lingua, poggiando la testa sulle pagine fitte di ideogrammi, ormai incomprensibili, quando finalmente la voce diminuì di intensità, e quindi di spessore, fino a cessare definitivamente, non prima però di aver proferito la tanto attesa formula magica: “..E per oggi è tutto..”.
Schiudersi di fogli, rapido ticchettio di tacchi e scarpe lucide, vociferare indistinto e sospiri. La ragazza sembrava ancora assopita, quasi stordita dall’eco persistente delle parole e dei simboli aleggianti nell’aria rarefatta, appena tiepida.
L’angelo si svegliò con lei. Abbandonò per un momento la sfera metafisica in cui stava riflettendo e si avvicinò ai pensieri di L., ma non poté fare a meno di ascoltare l'eco ideale di un suo compagno di classe, così -arrossendo leggermente nella sua immobilità spirituale - si ritrasse velocemente, cercando di influenzarne positivamente tutti quei pensieri…
Lei camminava lungo i corridoi vocianti di ragazzi alle prese con quaderni e libri pesanti come il senso del peccato, sorridendo spesso, ma raramente parlava con qualcuno.
L’angelo si sorprese a riflettere che tutta quella cordialità esteriore sembrava una di quelle strane facciate di cartone poste ad arte di fronte agli edifici in restauro del centro storico. “Szenerie”, la parola si manifestò improvvisamente sulle labbra di L. senza nemmeno sapere da dove stesse arrivando, da quale oscura parte della memoria.
L’angelo si ripromise di non indurre altre parole nella sua mente, almeno non inconsapevolmente; L., comunque, si compiacque per quella metafora inattesa, soprattutto perché giungeva al termine di due ore di formule inaccessibili quasi come la Qabbalah !
Un altro angelo sorrise, accanto al collega, lì vicino.
Il tramonto aveva appena iniziato il suo spettacolo, dall’alto dei sette colli, ed avendo stretto un patto con Giove Pluvio poté usufruire del cielo più sereno degli ultimi mesi, esercitando tutto il suo fascino nel blu cristallino di un pomeriggio primaverile.
Le luci artificiali delle insegne dei negozi in spolvero, quasi impallidirono di fronte al maestoso fandango del sole capitolino, come piccoli comprimari intimiditi al ballo di corte, a cui sono state invitate tutte le prime stelle, anche le scíe degli aerei transoceanici di passaggio sopra la città eterna sembrarono gradire.
Prima di giungere alla stazione L. si attardò un po’ tra i vicoli multiformi e multietnici della vecchia capitale dell’impero ormai caduta in mano ai barbari, ma invece di rimpiangere l’impero ed il suo limes, si rallegrò per la riconquista di quegli spazi un tempo morti, grigi, oggi invece rinati, tra luci, colori e profumi provenienti da ogni angolo dell’impero…
Il suo sguardo incrociò quello di tanti altri esseri umani, ed allora si chiese cosa tutti stessero pensando, se fossero tristi o felici dietro quegli sguardi impermeabili, dietro le voci lontane, musicali..
A volte avrebbe desiderato poter leggere i pensieri della folla appesa in equilibrio sulle aste del bus in corsa verso un treno. L’angelo invece faticava a stare dietro a quella enorme massa di pensieri e voci che si accavallavano nel suo io metafisico. Non potè fare a meno di gioire ed intristirsi all’unisono con le voci di dentro, in una non richiesta empatia con tutte quelle anime, sole tra la folla.
L’angelo pensò per un solo istante - ma il pensiero lo spaventò - a quale fatica dovesse sopportare l’essere supremo gravato da un’onniscienza quotidiana.
L. si fece largo tra braccia, volti e mani indaffarate, mentre il rosso vespertino aveva ormai invaso la città, e stormi d’uccelli gracchianti, impazziti dalla contemplazione di tale bellezza, volavano instancabilmente in cerchio attorno alla città, quasi ad augurare un’eccentrica buona notte al mondo, prima di andare a dormire tra le fronde dei radi alberi della stazione.
Un popolo nomade, fatto di valige e zainetti, correva anch’esso in modo isterico verso i binari grigi della stazione, tutti ansiosi di tornare, di muoversi di nuovo verso le proprie fronde.
L’angelo e L. invece se la presero comoda, c’era ancora tempo, si attardarono entrambi di fronte alla libreria, scorgendo libri e persone che leggevano; l’angelo accusò un lieve mal di testa a causa di quel chiasso silenzioso.
Poi L. incontrò F. ed insieme iniziarono a parlare della giornata trascorsa, ormai completamente avvolte dalla sera che stava soppiantando Vespero, parlavano d’amore e di letture, e dei paesi lontani da visitare insieme, prima o poi .
I due angeli a loro volta si scambiarono i pensieri della giornata, non senza qualche sorriso metafisico, mentre i rispettivi protetti si avviavano stancamente al treno.
Un altro giorno stava morendo insieme a quel tramonto da Cinecittà, fiero dello spettacolo di luce offerto ai cittadini ed ai turisti giapponesi, sicuro di essersi guadagnato il suo pane quotidiano anche questa volta.
Sirio già si affacciava alla ribalta, presago di una splendida notte nella galassia centrale.
Qualcuno già dormiva nel treno, altri leggevano o discutevano animatamente di politica e di sport; le due amiche stavano parlando a voce bassa, quasi sussurrando.
Gli angeli si accovacciarono sui rispettivi figliocci, sospirando una musica ipnotica, non udibile ai più.
Per alcuni istanti le due ragazze provarono una strana sensazione di leggera - improvvisa - tranquillità, gettando gli sguardi contemporaneamente oltre i finestrini grigi, oltre la sera, oltre le case e la gente che le abita.
FINE
Credits: Grazie a Wim Wenders per il film. Grazie a L. per l'ispirazione
Commenti
De Andrè
Ma non avevi detto che era molto breve?!
Bello però ;)
Ah Wim Wenders, un altro pezzo di Europa che mi manca...
Ti ho linkato così mi più comodo venir a leggere....
Ciao
Complimenti!;)
Bacioni
Quando un altro?
Wim Wenders ha una certa dimestichezza con gli angeli, li ha proposti in diversi film :)
Ciau ^^
Credo che tutti la vorremmo provare spesso.
Ciao Fabio complimenti!
Daniele (Rockdichter)
@aelys: sempre benvenutissima, tu e maritozzo!!
@Mafalda: grazie. il libro che citi non l'ho letto! provvederò!
@sara sidle: grasssieee darling!
@museum: ora tocca a te!!
@stellastale: ora passo!
@irene: magari ce ne fossero di angeli come quelli di wenders..
@inenarrabile: thanks darling! Su Wim avrei voluto scrivere la tesi, pensa un po'..
@Rockdichter: da te è un onore oltre ogni limite poeta! sono commosso
se passi da me ti ho citato.. non per un meme, ma per una cosa che ti avevo promesso tempo addietro. ciao ciao
Un bacio.
Bis bald (vielleicht!)
Sara
Ti invito a condividerlo in questa community http://www.shareyoursunset.org
Ciao a presto