Radio days
Ho sempre pensato che Radio days, di Woody Allen, fosse uno dei suoi film migliori, almeno tra quelli non interpretati da lui, bensì solo diretti, ed aldilà dell'opera ciò che me l'ha fatta amare è forse legato ad un mio specifico musicale: il mio rapporto personale con la radio.
Sono un radiofilo da sempre, potrei quasi dire che (come nel film di Allen) i miei primi ricordi siano legati alla radio, alle voci ed alla musica che occupavano il mio spazio mentre ancora gattonavo in casa. Ho in mente una grande radio nera e marrone, in una salone enorme (forse perchè io ero piccolo..), poggiata ad una parete, su di una credenza, e dietro mi ricordo vagamente una finestra che dava sul giardino, da cui intravedevo gli alberi, in autunno, e la musica (con le voci che ancora non capivo) era la perfetta colonna sonora dei primi pomeriggi spesi su questo pianeta.
Poi, crescendo, ho cambiato casa, più volte (ahimè, io sono un inguaribile nostalgico, ed ogni cambiamento mi buttava addosso ansia e depressione..) ma in ogni casa c'è stata una radio, più di una in realtà: dal bagno (indispensabile ancora oggi) alla mia cameretta. in cucina, sopra il frigo - poi accanto alla prima TV portatile - e persino in auto, ovunque.
A pensarci bene, oggi, posso ben dire che il mio quotidiano è sempre stato accompagnato da una colonna sonora radiofonica, ed in un certo senso, anch'io - come Finardi - posso affermare di amare la radio "perchè libera la mente".
Da adolescente ho persino "lavorato" in una radio, una delle più belle esperienze della mia vita, di cui dopo tanti anni vado ancora fiero: una radio locale, fatta da amici, suggestiva per la sua ubicazione e per essere un primo esperimento di radio libera nella mia città.
ero orgoglioso di far parte di una banda di pazzi che si aggirava tra le stanze di un vecchio castello cadente (sic!), muovendomi tra corridoi bui, con porte che scricchiolavano e rumori sospetti d'inverno, quando il vento sbatteva sulle finestre e noi ci rifugiavamo tra microfoni e dischi, audio cassette e libri, pronti per dare voce alla nostra ora, pomposamente chiamata "Tra New York e S.Francisco", dove si proponeva musica USA, letture di poesie e biografie varie..
La radio si sentiva (e si ascolta ancora) nei momenti liberi, e per il sottoscritto questi momenti coincidono spesso con i viaggi in auto. Ma ci fu un tempo in cui la notte (soprattutto d'estate) era il tempo della radio: gli anni '80 e Rai Stereo Notte, una trasmissione che ha svezzato - musicalmente parlando - più di una persona della mia generazione: il programma "cult" per eccellenza, dove la musica passava fuori dai soliti canali, e si potevano scoprire gioielli rari ed innamorarsi di un genere mai sentito prima.
Ricordo con affetto le notti estive con la radio accesa, e quella musica strana nelle orecchie, che mi ha aiutato a crescere in tutti i sensi
Oggi 8 Novembre ricorrono 30 anni dalla prima trasmissione di Rai Stero Notte, ed un articolo sul sito di Repubblica.it mi ha fatto scattare la nostalgia per quei giorni, quella musica, quegli anni e quella mitica sigla:
Sono un radiofilo da sempre, potrei quasi dire che (come nel film di Allen) i miei primi ricordi siano legati alla radio, alle voci ed alla musica che occupavano il mio spazio mentre ancora gattonavo in casa. Ho in mente una grande radio nera e marrone, in una salone enorme (forse perchè io ero piccolo..), poggiata ad una parete, su di una credenza, e dietro mi ricordo vagamente una finestra che dava sul giardino, da cui intravedevo gli alberi, in autunno, e la musica (con le voci che ancora non capivo) era la perfetta colonna sonora dei primi pomeriggi spesi su questo pianeta.
Poi, crescendo, ho cambiato casa, più volte (ahimè, io sono un inguaribile nostalgico, ed ogni cambiamento mi buttava addosso ansia e depressione..) ma in ogni casa c'è stata una radio, più di una in realtà: dal bagno (indispensabile ancora oggi) alla mia cameretta. in cucina, sopra il frigo - poi accanto alla prima TV portatile - e persino in auto, ovunque.
A pensarci bene, oggi, posso ben dire che il mio quotidiano è sempre stato accompagnato da una colonna sonora radiofonica, ed in un certo senso, anch'io - come Finardi - posso affermare di amare la radio "perchè libera la mente".
Da adolescente ho persino "lavorato" in una radio, una delle più belle esperienze della mia vita, di cui dopo tanti anni vado ancora fiero: una radio locale, fatta da amici, suggestiva per la sua ubicazione e per essere un primo esperimento di radio libera nella mia città.
ero orgoglioso di far parte di una banda di pazzi che si aggirava tra le stanze di un vecchio castello cadente (sic!), muovendomi tra corridoi bui, con porte che scricchiolavano e rumori sospetti d'inverno, quando il vento sbatteva sulle finestre e noi ci rifugiavamo tra microfoni e dischi, audio cassette e libri, pronti per dare voce alla nostra ora, pomposamente chiamata "Tra New York e S.Francisco", dove si proponeva musica USA, letture di poesie e biografie varie..
La radio si sentiva (e si ascolta ancora) nei momenti liberi, e per il sottoscritto questi momenti coincidono spesso con i viaggi in auto. Ma ci fu un tempo in cui la notte (soprattutto d'estate) era il tempo della radio: gli anni '80 e Rai Stereo Notte, una trasmissione che ha svezzato - musicalmente parlando - più di una persona della mia generazione: il programma "cult" per eccellenza, dove la musica passava fuori dai soliti canali, e si potevano scoprire gioielli rari ed innamorarsi di un genere mai sentito prima.
Ricordo con affetto le notti estive con la radio accesa, e quella musica strana nelle orecchie, che mi ha aiutato a crescere in tutti i sensi
Oggi 8 Novembre ricorrono 30 anni dalla prima trasmissione di Rai Stero Notte, ed un articolo sul sito di Repubblica.it mi ha fatto scattare la nostalgia per quei giorni, quella musica, quegli anni e quella mitica sigla:
Commenti
Hai trasmesso tanta nostalgia con questo tuo post!
Ciao impareggiabile Fabio:)
Lara
Mi è sembrato di vedervi! Buona serata :-)