Giorni bastardi
Brutti giorni questi. Gennaio inizia male, ma non è una novità: come l'ebreo errante di Roth, o Josef K. mi sembra di scontare una pena ignota, un dazio che pago da anni, inconsapevolmente reo.
Guardandomi allo specchio (raramente, fosse per me vivrei come i personaggi di 'The Others') mi viene da parafrasare quella battuta - forse di Flaiano - che recita: "Gli anni erano stati gentili con lui, i giorni e le ore invece erano stati veri stronzi...".
Il brutto della vita è che si invecchia, e gli acciacchi (fisici e non) sono molto democratici, colpiscono tutti. Indistintamente.
Le persone invecchiano, e sempre più spesso mi ritrovo nei corridoi degli ospedali, a mediare tra medici ed arteriosclerosi, la mia e quella dei miei cari.
Ogni mattina mi stupisco dell'esistenza in vita, sovente della mia.
Eppure in mezzo a questa versione domestica di Villa Arzilla i miei crucci ed i miei pensieri vanno soprattutto alla mia Madame, la ventunenne Mimì che in questi giorni vedo spegnersi lentamente, e seppure sia consapevole che i suoi 21 anni sono più o meno 100 dei miei, non riesco ancora ad elaborare la possibilità della sua scomparsa.
È stupido, lo so, molti diranno che le priorità sono ben altre, che l'essere umano deve prevalere sull'animale, tutto vero: ma permettetemi di essere triste per lei, che posso ben definire la compagna di una vita, la cosa più vicina ad un lungo legame affettivo che abbia mai avuto.
In questi giorni bastardi, gravidi di pioggia e tristi come un funerale la mia già stremata anima si sta spezzando con lei, ed ogni fottuta priorità della vita cede il passo al solo desiderio di starle ancora un po' vicino, finché potrò. Finché potremo.
Guardandomi allo specchio (raramente, fosse per me vivrei come i personaggi di 'The Others') mi viene da parafrasare quella battuta - forse di Flaiano - che recita: "Gli anni erano stati gentili con lui, i giorni e le ore invece erano stati veri stronzi...".
Il brutto della vita è che si invecchia, e gli acciacchi (fisici e non) sono molto democratici, colpiscono tutti. Indistintamente.
Le persone invecchiano, e sempre più spesso mi ritrovo nei corridoi degli ospedali, a mediare tra medici ed arteriosclerosi, la mia e quella dei miei cari.
Ogni mattina mi stupisco dell'esistenza in vita, sovente della mia.
Eppure in mezzo a questa versione domestica di Villa Arzilla i miei crucci ed i miei pensieri vanno soprattutto alla mia Madame, la ventunenne Mimì che in questi giorni vedo spegnersi lentamente, e seppure sia consapevole che i suoi 21 anni sono più o meno 100 dei miei, non riesco ancora ad elaborare la possibilità della sua scomparsa.
È stupido, lo so, molti diranno che le priorità sono ben altre, che l'essere umano deve prevalere sull'animale, tutto vero: ma permettetemi di essere triste per lei, che posso ben definire la compagna di una vita, la cosa più vicina ad un lungo legame affettivo che abbia mai avuto.
In questi giorni bastardi, gravidi di pioggia e tristi come un funerale la mia già stremata anima si sta spezzando con lei, ed ogni fottuta priorità della vita cede il passo al solo desiderio di starle ancora un po' vicino, finché potrò. Finché potremo.
Commenti
Sino a che nella mia vita non è entrata Camilla - forse 15 anni fa - abbandonata in inverno nell'androne di casa ed adottata prontamente da mio marito e da sua madre, gattari doc. Ora non riesco ad addormentarmi se non le tocco i "polpastrelli" delle zampine o se non ho la sua coda tra le dita.
Spesso mi domando cosa farò quando non ci sarà più. Lexotan o gattino di peluche? Perché un'altra Camilla non la voglio: lei è e resterà l'unica e la sola.
Ti abbraccio forte.