Nel nome del Padre
Mio padre aveva un nome strano: Stelio, un nome dannunziano, che molti storpiavano in Stelvio, ma che invece lo caratterizzava tra tanti. Chiedendo l'origine di quel nome, mia nonna (sua madre) mi disse che fu un suo zio a suggerirlo, uno zio artista, un po' pazzo, dannunziano, scultore, un tardivo Futurista degli anni 30, che impose questo nobile nome all'unico figlio della sorella dopo aver letto La figlia di Iorio. I genitori 8i miei nonni) erano poveri agricoltori, poi venditori di frutta e verdura al mercato del paese, la cosa più difficile che avessero mai letto forse era la pagina "Forse non tutti sanno che" della settimana enigmistica, gente comune che però fece la Resistenza e rischiò la vita per liberare il nostro paese.
E' strano poi che - con gli anni - mio padre sia diventato un acceso fan della Settimana enigmistica, e nel corso degli ultimi, difficili anni, passava pomeriggi interi seduto in cucina a fare parole crociate...
Mi raccontava quando, da bambino, montava un asinello per andare dal centro di Narni alla montagna, a fare "la legna", oppure per andare ad aiutare i soldati americani rifugiati tra i monti, portando da mangiare, accompagnando il padre col fucile, schivando le spie fasciste ed i nazisti che occupavano la città.
da ragazzo si svegliava alle 4 di mattina per andare ai mercati generali col padre, a comprare la frutta da rivendere in città, poi andava (immagino controvoglia) a scuola.
Studiava da ragioniere e finì per fare il camionista, almeno all'inizio, per trasportare generi alimentari, e quindi dolci e cioccolata per la Ferrero. Poi divenne veramente ragioniere, ma ci volle un po'. Io mi ricordo ancora quando, da piccolo, mi caricava sul camioncino color nocciola per andare a consegnare la cioccolata in giro, ed immancabilmente qualche pezzo di Kinder mi finiva in mano (ed in bocca), ed io li portavo a casa felice come una Pasqua per spartirlo con amici e parenti. Ero un bambino molto amato !
Dopo il lavoro la sua/ la mia città: di Narni era innamorato. Non aveva viaggiato molto, ma conoscceva vicoli, piazzette, angoli, discese e salite del suo nido fatto di pietre. Era figlio del suo Terziere, della sua "piazza Cajola" dove anch'io sono cresciuto. Orgoglioso di far parte di un'élite popolare (ossimoro interessante) come quello della parte bassa della città.
Quando lui iniziò a partecipare attivamente alla corsa all'anello, io lo seguii, ero suo figlio, e tutti mi conoscevano come " il figlio di Stelio", del segretario della corsa, e la cosa mi inorgogliva.
Io sono stato il primo laureato della nostra famiglia, tra figli e nipoti vari, e lui ne era molto felice, ed anche se forse l'ho deluso un po' - come tutti i figli unici - sotto tanti altri punti di vista, nel corso di una vita tribolata (la mia, e la sua) siamo passati tra tante onde.
Da Settembre 2013 tutto era cambiato: la malattia, le stanze di ospedale, la puzza delle medicine, persino dell'ossigeno puro, la breve pausa a casa, durata solo due mesi, duri, eterni, e poi la ricaduta da Gennaio, ed un Calvario fatto di silenzio e di dolore.
Stelio se n'è andato alla metà di Maggio, ed ora che tutto è passato sto cercando di elaborare il lutto; è un percorso duro e difficile, ed il rischio che di questi terribili giorni mi rimangano le brutte immagini di lui malato è alto. Allora ho deciso di ricordarlo nei suoi giorni migliori, se non con gli occhi, almeno con le parole.
E' strano poi che - con gli anni - mio padre sia diventato un acceso fan della Settimana enigmistica, e nel corso degli ultimi, difficili anni, passava pomeriggi interi seduto in cucina a fare parole crociate...
Mi raccontava quando, da bambino, montava un asinello per andare dal centro di Narni alla montagna, a fare "la legna", oppure per andare ad aiutare i soldati americani rifugiati tra i monti, portando da mangiare, accompagnando il padre col fucile, schivando le spie fasciste ed i nazisti che occupavano la città.
da ragazzo si svegliava alle 4 di mattina per andare ai mercati generali col padre, a comprare la frutta da rivendere in città, poi andava (immagino controvoglia) a scuola.
Studiava da ragioniere e finì per fare il camionista, almeno all'inizio, per trasportare generi alimentari, e quindi dolci e cioccolata per la Ferrero. Poi divenne veramente ragioniere, ma ci volle un po'. Io mi ricordo ancora quando, da piccolo, mi caricava sul camioncino color nocciola per andare a consegnare la cioccolata in giro, ed immancabilmente qualche pezzo di Kinder mi finiva in mano (ed in bocca), ed io li portavo a casa felice come una Pasqua per spartirlo con amici e parenti. Ero un bambino molto amato !
Dopo il lavoro la sua/ la mia città: di Narni era innamorato. Non aveva viaggiato molto, ma conoscceva vicoli, piazzette, angoli, discese e salite del suo nido fatto di pietre. Era figlio del suo Terziere, della sua "piazza Cajola" dove anch'io sono cresciuto. Orgoglioso di far parte di un'élite popolare (ossimoro interessante) come quello della parte bassa della città.
Quando lui iniziò a partecipare attivamente alla corsa all'anello, io lo seguii, ero suo figlio, e tutti mi conoscevano come " il figlio di Stelio", del segretario della corsa, e la cosa mi inorgogliva.
Io sono stato il primo laureato della nostra famiglia, tra figli e nipoti vari, e lui ne era molto felice, ed anche se forse l'ho deluso un po' - come tutti i figli unici - sotto tanti altri punti di vista, nel corso di una vita tribolata (la mia, e la sua) siamo passati tra tante onde.
Da Settembre 2013 tutto era cambiato: la malattia, le stanze di ospedale, la puzza delle medicine, persino dell'ossigeno puro, la breve pausa a casa, durata solo due mesi, duri, eterni, e poi la ricaduta da Gennaio, ed un Calvario fatto di silenzio e di dolore.
Stelio se n'è andato alla metà di Maggio, ed ora che tutto è passato sto cercando di elaborare il lutto; è un percorso duro e difficile, ed il rischio che di questi terribili giorni mi rimangano le brutte immagini di lui malato è alto. Allora ho deciso di ricordarlo nei suoi giorni migliori, se non con gli occhi, almeno con le parole.
Commenti
Anche lui aveva studiato da ragionere senza però mai arrivare a praticare, finendo per fare lavori di tutt'altro genere... ed aveva anche lui una famiglia di origini contadine.
Ti mando un grandissimo abbraccio, Fabio. Ti sono vicina.