Nel bel mezzo dell'estate: riflessioni sotto il sole di San Giovanni
La prima notizia direi sia proprio questa: le parole che state leggendo (che qualcuno, pochi, molti, un tot stanno leggendo...) sono il frutto inatteso e non programmato di un lungo periodo di assenza dal caro vecchio tronco di tela (web-log, etimologicamente parlando) su cui un tempo usavo annotare pensieri e parole con uno stiletto di ferro, trovato nella foresta presso Walden, e gelosamente custodito tra i miei strumenti della scrittura.
L'assenza è presenza nel mondo post moderno, non è vero? Dalle pagine Kafkiane - con cui continuo ad ammorbare i miei poveri studenti, sempre nuovi, sempre vergini alle mie peripezie mentali - al dubbio amletico dell'Apicella (mi si nota di più se vado o non vado...?) di Morettiana memoria.
L'assenza di parole gettate nella rete digitale non corrisponde però ad un'assenza del pensiero, in effetti il distacco da questa vecchia Moleskine fatta di bit e byte è stato un atto vile ed eroico al tempo stesso, che mi ha lasciato il tempo di pensare, occuparmi di me stesso, piangermi addosso, di spaventarmi, morire e rinascere un po', di vivere insomma, un'attività che non mi è del tutto consona, e su cui non scommettere a lungo nel futuro.
La vita negli ultimi due anni mi ha condotto verso un universo contorto, la mia stessa esistenza sembrava (ed in parte sembra ancora) dipanarsi all'interno di una trama architettonica degna di un quadro di Escher, per cui le scale che scendi improvvisamente salgono, le porte si trasformano in mura, l'alto è il basso ed il basso l'alto: "Fair is foul, foul is fair" direbbero le streghe di Macbeth.
Io - che notoriamente sono una schiappa nell'orienteering - mi sono perso sovente, e come un vascello in balia delle onde e delle urla di Sirene silenziose, ho perso la voglia e la forza di combattere il mare. Poi però qualcuno o qualcosa mi ha sempre raccattato sulla spiaggia, e così Ariele o Venerdì mi hanno portato sul bagnasciuga della vita, dove mi sono spesso addormentato, per risvegliarmi inerme e smemorato come un ennesimo Enrico IV, costretto a vivere un destino non mio, perché "the show must go on", pure se il pubblico ha lasciato la sala.
Cosa ho fatto nella mia vita "reale"? Cosa ho celato di me dell'account virtuale che ormai ci determina? Beh, sarebbe un ossimoro dialettico se lo rivelassi qui, ancora e sempre nel virtuale no? Comunque ho vissuto, ho letto moltissimo, ho pensato, ho dormito sempre di meno, ho combattuto una guerra fatta di medicine e prelievi del sangue, ho versato il mio di sangue per un esercito fatto di provette ed alcol denaturato. Ho sognato di trasformarmi in un supereroe, non perché ne avessi le stigmate, ma perché sono stato irradiato dalle radiazioni come un novello Peter Parker abbandonato persino dai ragni. Ho parlato troppo, tanto che la voce ad un tratto è scomparsa, per poi tacere a lungo, e pensare, troppo anche in questo caso.
Il sonno dei giusti non mi ha toccato, il peccato del pensiero (e le fusa dei gatti che vogliono mangiare alle 5.00 di mattina..) mi ha tenuto sveglio, ed allora il torpore allucinato mi ha inseguito durante le ore dei giorni più freddi, ed ancora oggi lo fa, nei giorni più caldi.
E' di nuovo la vigilia di San Giovanni, come tanti post fa', ed Oberon e Titania attendono ancora nel bosco, e stanotte, forse, riusciranno a baciarsi. Puck, l'onesto folletto, è l'ombra che mi segue da sempre, appollaiato sull'apron-stage, il lungo palco da cui ci intrattiene da secoli, e quest'anno più che mai vuole raccontarci del suo papà, a 400 anni dalla sua scomparsa terrena, ed a 399 anni dalla sua entrata nell'empireo dei nostri sogni. Perché ciò in fondo noi siamo, sempre ed ancora:
L'assenza è presenza nel mondo post moderno, non è vero? Dalle pagine Kafkiane - con cui continuo ad ammorbare i miei poveri studenti, sempre nuovi, sempre vergini alle mie peripezie mentali - al dubbio amletico dell'Apicella (mi si nota di più se vado o non vado...?) di Morettiana memoria.
L'assenza di parole gettate nella rete digitale non corrisponde però ad un'assenza del pensiero, in effetti il distacco da questa vecchia Moleskine fatta di bit e byte è stato un atto vile ed eroico al tempo stesso, che mi ha lasciato il tempo di pensare, occuparmi di me stesso, piangermi addosso, di spaventarmi, morire e rinascere un po', di vivere insomma, un'attività che non mi è del tutto consona, e su cui non scommettere a lungo nel futuro.
La vita negli ultimi due anni mi ha condotto verso un universo contorto, la mia stessa esistenza sembrava (ed in parte sembra ancora) dipanarsi all'interno di una trama architettonica degna di un quadro di Escher, per cui le scale che scendi improvvisamente salgono, le porte si trasformano in mura, l'alto è il basso ed il basso l'alto: "Fair is foul, foul is fair" direbbero le streghe di Macbeth.
Io - che notoriamente sono una schiappa nell'orienteering - mi sono perso sovente, e come un vascello in balia delle onde e delle urla di Sirene silenziose, ho perso la voglia e la forza di combattere il mare. Poi però qualcuno o qualcosa mi ha sempre raccattato sulla spiaggia, e così Ariele o Venerdì mi hanno portato sul bagnasciuga della vita, dove mi sono spesso addormentato, per risvegliarmi inerme e smemorato come un ennesimo Enrico IV, costretto a vivere un destino non mio, perché "the show must go on", pure se il pubblico ha lasciato la sala.
Cosa ho fatto nella mia vita "reale"? Cosa ho celato di me dell'account virtuale che ormai ci determina? Beh, sarebbe un ossimoro dialettico se lo rivelassi qui, ancora e sempre nel virtuale no? Comunque ho vissuto, ho letto moltissimo, ho pensato, ho dormito sempre di meno, ho combattuto una guerra fatta di medicine e prelievi del sangue, ho versato il mio di sangue per un esercito fatto di provette ed alcol denaturato. Ho sognato di trasformarmi in un supereroe, non perché ne avessi le stigmate, ma perché sono stato irradiato dalle radiazioni come un novello Peter Parker abbandonato persino dai ragni. Ho parlato troppo, tanto che la voce ad un tratto è scomparsa, per poi tacere a lungo, e pensare, troppo anche in questo caso.
Il sonno dei giusti non mi ha toccato, il peccato del pensiero (e le fusa dei gatti che vogliono mangiare alle 5.00 di mattina..) mi ha tenuto sveglio, ed allora il torpore allucinato mi ha inseguito durante le ore dei giorni più freddi, ed ancora oggi lo fa, nei giorni più caldi.
E' di nuovo la vigilia di San Giovanni, come tanti post fa', ed Oberon e Titania attendono ancora nel bosco, e stanotte, forse, riusciranno a baciarsi. Puck, l'onesto folletto, è l'ombra che mi segue da sempre, appollaiato sull'apron-stage, il lungo palco da cui ci intrattiene da secoli, e quest'anno più che mai vuole raccontarci del suo papà, a 400 anni dalla sua scomparsa terrena, ed a 399 anni dalla sua entrata nell'empireo dei nostri sogni. Perché ciò in fondo noi siamo, sempre ed ancora:
"we are such stuff as dreams are made on, and our lite life is rounded with a sleep"
Commenti
Spero che tornino le tue parole, che ne tornino tante.
Un abbraccio forte
a presto.