The roar of waters
Preparando i testi per il libercolo sul Grand Tour ho avuto la ventura di rileggere un bellissimo poema (da anni tralasciato) che George Byron dedicò ad uno dei simboli principe del territorio di cui mi occupo, uno spettacolo naturale che da sempre attrae turisti ed amanti delle meraviglie naturali nella Valnerina: la Cascata delle Marmore, presso Terni.
Eccolo qui:
Lord Byron:
CHILDE HAROLD’S PILGRIMAGE (IV canto)
The waterfall of Marmore near Terni
“The roar of waters! From the headlong height
Velino cleaves the wave-worn precipice.
The fall of waters! Rapid as the light
the flashing mass foams shaking the abyss.
The hell of waters! Where they howl and hiss,
and boil in endless torture; while the sweat
of their great agony, wrung out from this
their Phlegeton, curls round the rocks of jet
that gird the gulf around, in pitiless horror set,
and mounts in spray the skies, and thence again
returns in an unceasing shower, which round,
with its unemptied cloud of gentle rain,
is an eternal April to the ground,
making it all one emerald. How profound
the gulf! And how the giant element
from rock to rock leaps with delirious bound,
crushing the cliffs, which, downward worn and rent
with his fierce footsteps, yield in chasms a fearful vent
to the broad column which rolls on, and shows
more like the fountain of an infant sea
torn from the womb of mountains by the throes
of a new world, than only thus to be
parent of rivers, which flow gunshingly,
with many windings through the vale. Look back!
Look! Where it comes like an eternity,
as if to sweep down all things in its track,
charming the eye with dread, a matchless cataract
horribly beautiful! But on the verge
from side to side, beneath the glittering morn,
and Iris sits, amidst the infernal surge,
like Hope upon a deathbed, and unworn,
its steady dyes, while all around is torn by the distracted waters, bears serene
its brilliant hues with all their beams unshorn;
resembling, ‘mid the torture of the scene,
Love watching madness with unalterable mien"
La cascata delle Marmore presso Terni
(traduzione di Diocleziano Mancini)
(Odi frastuono d’acque! alto il Velino nel precipizio che coi flutti s’aprì, piomba, oh cascata d’acque! con fulminea rapidità splende, spumeggia e scuote l’abisso. Oh inferno d’acque! ivi in eterna bufera fischian urlano ribollono, mentre da questo Flegetonte emana sudor di lotta immane e intorno ai foschi scogli s’avvolge e sal, che a la vorago fan siepe atroci orrendi; e sino al cielo fluttuando in istille, indi in perenne pioggia ritorna e circolando reca, nube piovosa di gentil rugiada, l’eterno aprile ai campi e di smeraldo li veste. Oh, immane baratro! Oh elemento gigante che da scoglio a scoglio balza furentemente dischiacciando rupi, che rose e fesse al suo passar dan tetro sbocco! Vasta colonna che non cessa mai d’un fanciullo mar sembra la fonte evulsa fuor d’acqua dall’utero montano per la dogliosa nascita d’un mondo nuovo, più che scatebra onde tranquilli emanan rivi a permear la valle. Volgiti ancora e guarda! ella s’avanza come un’eternità per ingoiare tutto che incontra, di spavento l’occhio beando, impareggiabil cateratta orribilmente bella! E sull’estremo ciglio in questo infernal gorgo s’affaccia all’alba radiosa ad ambo i lati l’iride bella come la speranza sopra un letto di morte, e inalterata resta ne’ suoi colori mentre intorno tutto han le vorticose acque percosso. Ella serena in questa scena orrenda di tinte de’ suoi rai dispiega intere somigliante all’Amor che la Follia veglia con occhio che non cangia mai.)
Commenti
un abbraccio