Nessun luogo, da nessuna parte

Ieri, proprio nel primo giorno di Novembre, è morta Alda Merini.
Personalmente penso che ogni volta che muore un poeta, un pezzo di cielo scompare nel nulla, è come un'esplosione di una stella nell'universo, la cui luce vedremo ancora per milioni di anni, da qui, sebbene il pianeta non esista più...

La storia di Alda Merini è nota ai più, e mai come questa volta la sua tragica, immensa, geniale figura mi riporta in mente altre figure affini, altre dolorose esistenze poetiche, che ho conosciuto tra le pagine dei miei libri, nelle parole dei miei autori "totem".

Se penso a lei, istintivamente mi viene in mente Karoline Günderrode, straordinaria poetessa Romantica, personificazione di un movimento rivoluzionario, triste ed appassionata amante e voce disperata dell'estraneità romantica al mondo:
"Così mi pare di vedere me stessa distesa nella bara,
mentre i miei due Io si guardano fissamente con enorme stupore."

Come spesso accade ho conosciuto questa autrice grazie ad un'altra storia, ad un'altra poetessa a cui devo molto: Christa Wolf, che ne fa un ritratto splendido nel romanzo "Kein Ort, nirgends" (ovvero Nessun luogo, da nessuna parte) affiancandola al poeta Heinrich von Kleist, e la storia del loro amore diventa metafora dell'impossibilità di amare totalmente per quella generazione di scrittori...

Rileggendo - ieri - qualche poesia della Merlini, ho ripensato alla triste storia della Günderrode, ed a come le loro storie sembrino quasi parallele, malgrado i secoli....

Il bacio nel sogno

È stato un bacio che la vita mi ha istillato,

ha appagato l’immensa bramosia del mio seno.

Vieni oscurità! Con armonia stordiscimi,

chè nuove delizie le mie labbra succhieranno.

Nei sogni questa vita era sprofondata,

perciò io vivo, per contemplare i sogni in eterno,

disprezzare potrò lo splendore di tutte le altre gioie,

perché solo la notte istilla un balsamo sì dolce.

Il giorno è avaro di dolci delizie d’amore

La vana gogna della sua luce mi ferisce

E del suo sole mi consuma l’ardore.

Perciò ti chiudo occhio, allo splendore del sole terrestre!

Ti avvolgo nella notte, lei placherà il tuo desiderio

E curerà il dolore, come del Lete l’acqua fresca.

Karoline Günderrode (traduzione d adattamento a cura di fabio ronci)

Commenti

NADIA ha detto…
HOLAAAAAAAAAAAAAAAAAA
querido buongiorno,
meravigliosa questa poesia grazie per averla postata!!!
buona giornata!!!
beso
Prisma ha detto…
Devo cominciare seriamente a leggere più poesie... Scopro in me un'ignoranza abissale. Grazie per avermi arricchito con questo tuo post.

Un abbraccio.
Lara ha detto…
Ti ringrazio anch'io Fabio, questo tuo post insegna molto.
Ciao,
Lara
rom ha detto…
Da te è bello imparare!
Grazie, dunque.

Poi ami gli animali. Quindi...

Insomma, è inutile che ci giro intorno: ho da farti una domanda.
Questa: scusa, ma "nessun luogo, da nessuna parte" cosa significa? significa che non sto in nessuna parte e non vado da nessuna parte, giusto? manca una delle due coordinate d'esistenza: il tempo, dove sta? sta in un prima, quando stava in qualche parte? perché l'abbinamento temporale con "nessun luogo, da nessuna parte" sarebbe "non ora, verso nessun dopo".
A meno che quel "da nessuna parte" non sia un da luogo: non sto in nessun luogo e non vengo da nessun luogo, per cui sarebbe: "non ora, da nessun prima", e la speranza d'esistenza si sposterebbe dal passato al futuro, mentre "...noi, ancora, sempre avidi del sapore di cenere delle parole, non ancora, come dovremmo, muti.".
Baol ha detto…
Non mi andava di postarlo prima e te lo lascio qui il mio abbraccio fratello!
amatamari© ha detto…
Grazie per questi tuoi ultimi post.
Per me un dolore anche personale per aver conosiuto non solo la poetessa ma anche la donna che era egualmente straordinaria.

Daniele il Rockdichter
Anonimo ha detto…
Grazie Fabio, perché, passando attraverso la notizia della morte di Alda Merini, divulghi e mi fai conoscere i nomi di altri personaggi importanti della letteratura: è quel che intendo come scopo più bello e utile del blog, la divulgazione culturale.
Della Merini, ricordo come da ragazza giovanissima fui sorpresa, perché non ne conoscevo la vita, ascoltando una (credo rara) intervista televisiva (o uno spezzone, non ricordo benissimo) in cui lei diceva di essere stata in manicomio... All'epoca mi sembrava impossibile che persona così lucida e talentuosa avesse fatto questa esperienza: pensai a uno dei tanti crudeli ricoveri forzati richiesti dalle famiglie per persone sane, di cui è piena la triste storia dei manicomi..
Solo in seguito, informandomi meglio, appresi che invece lei davvero andava su e giù fra la lucidità e la malattia, e che asserì che "Gli anni piu’ belli della mia vita li ho trascorsi in manicomio". Non solo, ma scoprii che questa donna straordinaria non solo nella vita s'è realizzata appieno come artista, ma è stata 2 volte moglie e più volte, quattro se non sbaglio.. madre...che impegni... assolti con amore e intelligenza nonostante gli andirivieni nelle cliniche, per curarsi: ha condotto, in barba alla malattia, una vita piena, ha conosciuto grandi personaggi, ha vissuto l'amore nelle sue forme più belle...
Da far sentire una fallita qualunque altra donna 'sana' di mente, ma che in quella sanità mentale coltiva il nulla.
Ciao...
Esse ha detto…
E' splendida.
Curioso (ma nemmeno tanto, poi) come certi temi tornino e ritornino, nelle parole dei poeti.
fabio r. ha detto…
@tutti: grazie per i gentili commenti e per l'attenzione alla poesia... in un paese arido come questo on è poco!

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