Parole sul Muro

Allora eccoci qui. L'avevo promesso/minacciato tempo fà ed ora onoro il debito.
Lunedì 9 Novembre saranno esattamente 20 anni (più o meno alle 19,30 di sera) dalla "caduta" del muro di Berlino. Forse qualcuno se ne sarà già accorto (notare la sottile ironia: in una settimana ho contato 4 speciali TV, due libri, riviste varie allegate a giornali, e ristampe storiche...) e visto che persone e menti molto migliori hanno già trattato l'argomento nel suo sviluppo storico, ho deciso di sorvolare sulla cronologia dei fatti (ma vi lascio un bel link dove tutta la faccenda è spiegata molto chiaramente e molto efficacemente, con tanto di precedenti e conseguenze) ed io mi concentrerò invece - brevemente eh, non mi dilungo, tranquilli - sul versante "cultural-letterario" della storia.
Questo è uno dei pochi casi in cui posso affermare di avere "voce in capitolo" in Italia: strano a credersi ma il sottoscritto si laureò in letteratura tedesca proprio con una tesi sulla Letteratura del Muro, la prima in assoluto scritta nel Belpaese. Alcuni brani furono all'epoca addirittura estrapolati per essere poi pubblicati come abstract in riviste letterarie specializzate (di Germanistica, ovvio) e la ricerca produsse i suoi buoni frutti negli anni a venire.


In questi giorni sono stato chiamato per parlare al pubblico di questo aspetto, e della divisione tedesca in generale, così mi sono messo a rileggere alcune pagine del tomo enciclopedico di allora.
Devo ammettere che a distanza di anni, ora posso rileggerlo senza provare quel sano disgusto da "overload" tipico di chi - dopo aver passato molto tempo nella stesura dell'opera - non vuole più sentirne parlare !

La tesi era semplice, seppure innovativa all'epoca: nei mesi della Wende, e nei successivi, mi chiesi se fosse possibile parlare di una koinè letteraria Berlinese tra il 1961 ed il 1989, se si potessero cioè trovare punti in comune nelle opere degli autori tedeschi che avevano a diverso titolo scritto del muro.
Il risultato fu positivo. Sono riuscito a delineare una sorta di Leitmotiv linguistico e letterario nella letteratura contemporanea ad est come ad ovest, quando questa si confronta con il problema della divisione e del muro.
Il tutto partì all'epoca dall'amore per un film però: Il cielo sopra Berlino, di Wim Wenders, e dalla lettura del Cielo Diviso di Christa Wolf.
Berlino come luogo letterario ha una storia secolare, dalla capitale prussiana di Theodor Fontane, al teatro delle sperimentazioni Weimariane, da Kleist a Bertold Brecht, passando per la gioventù berlinese di Walter Benjamin e poi per il cinema espressionista.
Gli anni del muro sono stati caratterizzati invece da una strana schizofrenia del racconto, che ha prodotto molti libri in cui il muro, la divisione, pure essendo immanenti, presenti, incombenti sulla vita quotidiana di tutti, quasi non appaiono se non tra le righe del personale.

Prima ancora della divisione effettiva, un autore - Uwe Johnson - scrive un libro (Congetture su Jakob) che sembra preconizzare l'impossibilità di passare la frontiera, una divisione politica de facto prima ancora che il muro fosse costruito (il romanzo è del 1959, il muro arriverà nel 1961) e che costringe i protagonisti a pensare, parlare, agire come due metà in via di separazione, allontanandosi verso due mondi, due ideologie opposte, ma all'interno della stessa città...


Poi il successo mondiale di Christa Wolf: il suo Cielo diviso (mai pubblicato in DDR per effetto della censura!) racconta la storia di Rita e Manfred, due amanti che decidono di lasciarsi poche ore prima della chiusura totale della frontiera, per seguire le loro idee e le prospettive lavorative diverse.
Un romanzo d'amore, ma permeato di utopia ideologica, dove però il dialogo amoroso dei due amanti prevale sulla politica, ed il riverbero del Romanticismo tedesco (vero e proprio fantasma letterario che perseguita la letteratura ad est come ad ovest) è evidente in un dialogo - quello conclusivo della storia d'amore - come questo:

"Un tempo le coppie di amanti, prima di separarsi, cercavano una stella, su cui i loro sguardi la sera potessero incontrarsi. Che cosa possiamo cercare noi? - Il cielo, almeno non possono dividercelo! - disse Manfred beffardo. - Il cielo? Questa enorme cupola di speranza e di anelito, di amore e di tristezza? Sì in vece - disse lei piano - il cielo è sempre il primo ad essere diviso..."

Dopo l'erezione del muro molti altri autori si sono confrontati con l'ingombrante presenza di una frontiera in città, una frontiera politica, sociale, psicologica, che lentamente crea un "corto circuito comunicativo" per cui alle parole misurate, censurate della DDR risponde sempre un'overdose di consumismo, di democrazia, di ricchezza ostentata che stride con quelle parole ad ovest.


Lentamente il muro però si trasforma, come un camaleonte assume forme e colori diversi, la frontiera che passa di fronte a casa sembra quasi scomparire, le persone non la notano più, non si pongono domande sul "Se rimarrà", lo danno per scontato (soprattutto negli anni '80) ed allora le pietre, il cemento, entrano dentro, la cortina si fa psicologica: è quello che Peter Schneider chiamerà "Die Mauer im Kopf" il muro in testa, per cui la diversità tra Ossie e Wessi sembra ormai un dato irreversibile.

Gli amori si dividono, gli ostaggi della metropoli doppia crescono, gli scrittori tacciono (non tutti) e Berlino Ovest è sempre di più un'isola luccicante di vetrine e fast food, mentre il terreno attorno si inaridisce.
Tutto questo finisce, di colpo, quasi come un terremoto, proprio il 9 Novembre 1989, e paradossalmente il muro si apre per un errore di calcolo, per la superficialità di uno stato fantoccio, e la DDR si musealizza, diventa passato da bacheca, le Trabant escono dai cassonetti e e vengono addirittura rimpiante, e parte questa strana nostalgia di una dittatura (Ostalgie) che produrrà film come Goodbye Lenin, ma anche quadri meno idilliaci del periodo come ne Le vite degli altri.


Cosa resta a vent'anni da quella notte? Restano spezzoni di muro e di utopia, mentre Mc Donald ha fagocitato la terra di nessuno e Potsdamer Platz oggi sembra una quinta di Metropolis, di Fritz lang. La realtà, la velocità, l'inafferrabilità della storia ci colpisce sempre più forte di ogni romanzo. Oggi come ieri.

Commenti

giulia ha detto…
Chapeau!
Ma, per curiosità, per quanti mesi hai lavorato sulla tua tesi? Oggi una cosa del genere ti varrebbe un dottorato.
Ornella ha detto…
E pensare che sei ancora un insegnante precario! Che amarezza, che disgusto, che vergogna per un Paese che non sa valorizzare i suoi figli migliori! Sento io di chiederti scusa e lo faccio con le lacrime agli occhi.
Prisma ha detto…
Complimenti Fabio! Bellissimo post. Io ho una passione smisurata per la storia di Berlino... Hai letto "C'era Una Volta La DDR"? Mi ha arricchito tanto.

Ma come si fa per poter leggere la tua tesi? Mi piacerebbe davvero moltissimo...
mod ha detto…
...ti sei dimenticato dell'"east side museum" - un "must" per i nostalgici di quei giorni. lo hanno amorevolmente restaurato. imperdibile, a mio avviso.

love, mod
Baol ha detto…
Buona domenica bro!
la signora in rosso ha detto…
Interessante. Sono stata a Berlino l'anno scorso ed è una città che mi ha colpito molto, per la sua storia e per quello che sono riusciti a fare dopo. Un mondo di bene, Fabio
Simona Ferlini ha detto…
Fui a Berlino nell'87, nel tentativo di imparare il tedesco (fallito, ma passarono alla storia certe mie frasi, tipo "es gefällt mir not so much") - solo a ovest: proprio non mi resse lo stomaco ad affrontare tutta la polizia che controllava le strade a est.
Berlino ovest era una vetrina, certo, e il quartiere dove stavo, Kreuzberg, ancor di più: ma la vetrina non era MacDonald, nient'affatto. La vetrina eravamo noi, i giovani rivoluzionari che studiavano in una scuola creata in una casa occupata nel quartiere turco. C'era un'immensa libertà e una enorme quantità di laboratori sociali - e molto più in piccolo anche la Bologna di quegli anni era così: ma in fondo, era anche quella una vetrina.
Chico ha detto…
Caro Fabio, già da un po' sospettavo che ci accomunasse la passione per Christa Wolf. Non lo citi nel tuo post, ma sicuramente conoscerai "Was bleibt", un lungo monologo nato alla fine degli anni settanta e pubblicato solo dopo che il muro non esisteva più. In Italia è uscito per le edizioni e/o (come tutti i libri di Christa Wolf, credo).

"Cosa resta" è il toccante esame di coscienza dell'intellettuale della DDR, privilegiato, arrabbiato, privato della sua dignità, spiato, spinto all'autocensura.

De "il cielo diviso" ricordo anche il passo del romanzo in cui lei è in stazione e chiede un biglietto per andare da lui, a Ovest. E l'impiegato delle ferrovie le chiede se lo vuole di sola andata o di andata e ritorno. In quella frase così scontata, così stereotipata c'è tantissimo dei 28 anni di storia del muro.

La storia ti ha dato il compito di essere testimone. Sono sicuro che lo svolgerai bene, domani, in classe, davanti ad un gruppo di adolescenti che ti ascolterà con gli occhi fantasticanti del bambino che purtroppo crede che gli stiano raccontando una favola.

Buon anniversario!

Chico
Daniela ha detto…
Ciao, sono Daniela.
Arrivo a curiosare nel tuo spazio, grazie alla mia lettura costante de "il vizio dell'agnello":
ho trovato davvero interessante il tuo scritto, forse perchè ho visitato berlino lo scorso anno e mi ha rapita. Ho toccato la storia con mano, ho calpestato la storia e respirato le emozioni. Toccanti i musei la east side gallery, check point charlie museum,..ecc.... E vivere la città attraversando est/ovest rendendomene conto per le "impronte del muro" segnate sull'asfalto.
Ho vissuto il tutto come turista, ma sicuramente sono tornata arricchita dentro.
Complimenti ancora per il tuo scritto.
fabio r. ha detto…
@giulia: ma grazie. in effetti ci ho messo un annetto (o meglio 14 mesi circa..), ma ne ho approfittato per conoscere autori, andare alla Buchmesse ed intervistarli, poi correzioni ed editing.. insomma un lavoraccio! il tomo finale consta di 402 pagine! mi sai che hai ragione sul dottorato... a,,'epoca erano tutte così, oggi vedo tesi di 30 pagine!
@ornella: troppo buona! ma questo è il destino di chi nasce nel momento sbagliato! :-)
@yuki:grazie, sì ho letto "anche" quello!! per la tesi, beh il dramma è che fu scritta con un PC mesozoico e quindi oggi dovrei scannerizzarla tutta per poi usare l'ocr ed inserirla in un word.. è un lavoraccio, ma non è detto che non lo farò!
@modesty: sì, hai ragione, ci avevo pensato, ma dopo avrei scritto un saggio e non un post! ci sono decine di nuovi musei sulla DDR oggi!
@Baol: anche a te globulo!
@Ipazia: io da ragazzo andai a Berlino Est, in gita con la scuola, chiaramente attraverso l'ovest, ed il quadro mi è molto chiaro!
@signorainrosso: hai pienamente ragione!
@Chico: conosco bene Was bleibt, in realtà l'ho semi-citato nella chiusura del post...la Wolf da sempre è una fonte di saggezza per me! l'ho analizzata, tradotta, "saggiata" ecc... e mi domando come mai un Nobel ancora non glielo abbiano dato!
@Daniela: ciao e benvenuta! quindi se hai visto Berlino capisci bene ciò di cui parlo! a presto.
AD Blues ha detto…
Un commento "informatico": il fatto che tu abbia scritto la tua tesi con un PC mesozoico significa che non hai più il file oppure che il file che hai non è più leggibile o ancora che il file è leggibile ma non hai più il programma per aprirlo?
In ogni caso fammi sapere, con il software libero si fanno miracoli! :-)

---Alex
maria rosaria ha detto…
quante belle ed interessanti informazioni! è sempre commovente leggere, ascoltare e parlare di questa incredibile storia! e dire che la generazione 89vina ne è disinteressata,indifferene, quasi seccata: sentivo ieri delle interviste su sky.
ora è chiaro il riferimento all'altra metà del cielo di cui parlavi nel commento che mi hai lasciato.
bacio
giulia ha detto…
Porca miseria!
Confermo, tesi di dottorato in un'università seria. Anche solo il progetto di ricerca ti avrebbe assicurato un posto (pagato) da dottorando in una buona università.
Confermo, e ti dirò di più: in alcune università la tesi (per ora solo quella triennale) non si fa più...
Ergo Blogamus ha detto…
Invidia da parte nostra, amanti della stupenda Berlino! E che lavorone hai fatto...
Difficile commentare un post così esaustivo sia per quello che racconti che per le emozioni che susciti in chi lo legge.

Standing Ovation Fabio, davvero!

Daniele il Rockdichter
María ha detto…
Ciao Fabio!! Sono ritornata perche sapevo quale sarebbe il tema del tuo post. Complimenti!! Mi è piaciuto molto. Ricordo quel giorno e l'immensa allegria del mondo che vedevo per tv.

Lo penso e ricordo che nella scuola non ci parlavano di questo tema. Una pena.

Un bacio. A presto.
stellastale ha detto…
semplicemente: grazie!
per avermi fatto leggere qualcosa per me di nuovo e penso- anche per gli altri di interessante- ora che gli speciali sulla caduta del muro. ora dico una cosa che ti farà rabbrividire e chissà se vorrai ancora tenermi tra i tuoi fb-friends: non sono mai stata a berlino, anche se ho sempre detto di volerci andare!!!! magari inizio a conoscerla attraverso i libri che hai suggerito... i miei viaggi iniziano e continuano sempre così... coi libri... mica è un caso che mi sono tuffata ne 'il palazzo delle pulci' ambientato ad instanbul, prossima ambita meta, e ho appena finito 'l'odore dell'india' meta del mio ultimo peregrinare?!?!?!?!?!?!
ehi... cmq ero passata anche per dirti che sono di nuovo da queste parti... passami a trovare, chè quel blogghettino con pochi pochi commenti mi mette una tristezza!!!!!
fabio r. ha detto…
@adbblues: il problema è che pensavo di avere il vecchio floppy (si parla di Amstrad!) ma non trovo più nemmeno quello!! :-(
@mariarosaria: grazie a te!
@Giulia: già confermo la sfiga!
@ergoblogamus: grazie ate per la visita cortese, ricambierò
@daniele: troppo buono come sempre Dichter!
@Maria: ciao hermana! che bello rileggerti qui! allora eri piccolina però!!
@stellastale: ma per Berlino c'è sempre tempo, è lì, non ti preoccupare! poi passo a salutare!
AD Blues ha detto…
Eh, se non trovi il floppy sarà veramente dura!
Comunque dopo questi anni il floppy sarebbe quasi sicuramente smagnetizzato...

---Alex
rom ha detto…
Un bellissimo andare di violoncello, fascino placante di cultura. La città è quella, ma il cielo può essere qualsiasi cielo, intero, uno, indivisibile, come il corpo dalla parola, in persone che scrivono come te.
Fabrizio Cariani ha detto…
bellissimo il post: le foto, la narrativa!!!
Fabrizio Cariani ha detto…
... scusa, non c'era un vero e proprio enunciato nel mio commento precedente, ma solo l'espressione di ammirazione per come hai ricapitolato gli eventi, e il tuo lavoro.
palbi ha detto…
che passione che si sente!! Secondo me sei pronto ad iniziare a raccogliere il materiale per un saggio sulla koine' letteraria berlinese post muro :)

Post più popolari