Gabbato lo Santo

Anche questa è andata: oggi c'è il sole, con un venticello frizzantino (aka: tramontana della maronna...) che sembra spazzare via tutto, ripulendo l'aria, le teste, gli occhi e l'intera città.


La 45ma edizione della Corsa all'anello è storia di ieri, con i suoi vincitori (mezule), e gli sconfitti (gli altri 2 terzieri, of course), con gli sfottò di rito, il nobile corteo notturno del sabato di vigilia, e la sua versione più rilassata della Domenica.



Anche quest'anno ho visto di tutto: circensi medievali, popolani gracidanti, belle dame e dame meno belle (ma raccomandate),  nobili cavalieri con la barba di San Nicola e Famigli imberbi che reggono enormi spade, taverne chiassose fino alle 2 di notte,  frequenti slalom nei vicoli mattutini tra bottiglie vuote, vomito secco e candele bruciate, l'odore dolce della legna e della pizza appena mangiata, e quello  acre d'incenso dalle chiese sempre aperte, le simpatiche tavolate di amici che si prendono allegramente per il culo, e gli insopportabili gruppi di teenagers alcolizzati che fanno danni solo per esistere.

 


Ho visto le nuove generazioni farsi avanti: i piccoli pulcini suonare tamburi più grandi di loro, i bei nipoti che seguono le orme dei padri e degli zii (moi!) e partecipano al corteo con l'orgoglio familiare, le piccole bambine di un tempo che oggi portano gli anelli e si fanno ammirare da tutti.. Sic transit gloria mundi.




Una città è fatta di mura, di torri e di porte, di vicoli e piazze, ma anche  di gente, di odori e di colori, di grigio e di bianco. Qui la storia sembra vivere sotto il selciato  per 11 mesi all'anno, come un ladro in attesa della prossima vittima.



Poi però la  Storia esplode: tra Aprile e Maggio il tempo si dilata e Narni torna ad essere la Terra di Mezzo, dove placidi turisti e simpatiche casalinghe, affacciandosi nei vicoli che portano alla Rocca, non si stupiscono più di tanto nell'imbattersi in loschi figuri in abiti medievali , o in nobili madonne che si acconciano i capelli a vicenda, in mezzo alla via, con jeans attillati sotto tuniche di seta.



La corsa  è come il Principe azzurro a lungo bramato, venuto a svegliare la bella Rosaspina appisolata tra l’industria ed i caffè, ed ecco che il miracolo di Maggio, di Narni e del suo San Giovenale  prende vita sotto i nostri occhi.



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