Faber
Continuo la mia vena musicale. Lo spunto me lo ha dato un post di Museum dove ci ricorda che il 18 febbraio 1940 nacque Fabrizio De Andrè, grande poeta contemporaneo.
Sono tra quelli che hanno avuto la fortuna di assistere ai suoi concerti, tra cui ad uno degli ultimi, prima della morte, e la sua musica insieme alle sue parole mi hanno letteralmente fatto crescere.
Stranamente tra i primi ricordi legati al Faber c'è l'episodio del rapimento, e l'angoscia provata (anche se allora appena teenager) in quei giorni di fine agosto per l'inatteso fatto di cronaca. Poi la gioia dopo la liberazione, e quindi l'amore per quell'album, da tutti conosciuto semplicemente come "L'indiano", dove ritrovai alcune tra le liriche più belle della musica italiana, dietro un velo di Maya steso per offuscare ed al contempo enfatizzare i ricordi del "Supramonte".
Mi è così tornata in mente una canzone d'amore, una di quelle che ti segnano anche se non sei innamorato, un piccolo capolavoro di sentimenti e musica, dal titolo appariscente, provocativo.
Da amare, ascoltare e basta.
Oggi, nel caos quotidiano (...ti chiedi: Come mai, Come dove nel mondo, Dove chi, Perché quando... ma non c'è più nemmeno Quelo) mi manca una figura come il Faber. Sarei curioso di sentire la sua voce, le sue idee, la sua "vibrante protesta" nel caos calmo di questi giorni.
Ma questo è il destino crudele dei buoni: la morte se li porta via lasciandoci in balìa dei calderolicicchittomastellavari. Ed allora è meglio rituffarsi nelle sue parole, parole d'amore.
Se ti tagliassero a pezzetti
il vento li raccoglierebbe
il regno dei ragni cucirebbe la pelle
e la luna tesserebbe i capelli e il viso
e il polline di Dio di Dio il sorriso.
Ti ho trovata lungo il fiume che suonavi una foglia di fiore
che cantavi parole leggere, parole d'amore
ho assaggiato le tue labbra di miele rosso rosso
ti ho detto dammi quello che vuoi, io quel che posso.
Rosa gialla rosa di rame mai ballato così a lungo
lungo il filo della notte sulle pietre del giorno
io suonatore di chitarra io suonatore di mandolino
alla fine siamo caduti sopra il fieno.
Persa per molto persa per poco
presa sul serio presa per gioco
non c'é stato molto da dire o da pensare
la fortuna sorrideva come uno stagno a primavera
spettinata da tutti i venti della sera.
E adesso aspetterò domani per avere nostalgia
signora libertà signorina fantasia
così preziosa come il vino così gratis come la tristezza
con la tua nuvola di dubbi e di bellezza.
T'ho incrociata alla stazione che inseguivi il tuo profumo
presa in trappola da un tailleur grigio fumo
i giornali in una mano e nell'altra il tuo destino
camminavi fianco a fianco al tuo assassino.
Ma se ti tagliassero a pezzetti il vento li raccoglierebbe
il regno dei ragni cucirebbe la pelle
e la luna la luna tesserebbe i capelli e il viso
e il polline di Dio di Dio il sorriso.
Commenti
con la tua nuvola di dubbi e di bellezza.
Mi ricorda sempre una donna perduta..che bella canzone.
Buona giornata!
Faber manca a tutti quanti sapevano ed amavano ascoltarlo.
Ricordi, sbocciavan le viole
con le nostre parole
"Non ci lasceremo mai, mai e poi mai"