The Waste Land - Gaza 2009
Ho pensato a lungo prima di mettere mano (e tasti) a questo post.
Ho letto molto (in rete e sulla carta), ho rivangato i miei ricordi personali, ho messo a confronto - civilmente - il mio cuore con le mie radici culturali, e malgrado tutto non mi sento ancora sicuro della mano che batte i tasti.
Il quid del mio conflitto interiore (Zerrisenheit, direbbero i filosofi tedeschi) è la situazione palestinese, e la mia fioca voce rischia di essere solo un'ennesima eco di una voce lontana, ininfluente, assolutemente estranea, di un ricco, pacifico occidentale che vede la guerra in TV, che si commuove e si indigna per i poveri cristi (ed i Gesù bambini) che muoiono sotto i bombardamenti, ma che - civilmente - si indigna per la stessa esistenza di Hamas....
Oggi ci si chiede di prendere posizione. In tutto il mondo, dalle facce dietro i vetri delle finestre del palazzo ONU a New York, ai velluti Piemontesi puzzolenti di Montecitorio, dalle sedie scomode negli stanzoni dei circoli Arci alle poltroncine dei teatri affittati dagli azzurri: ovunque, chiunque è pressato dalla stessa domanda: e tu? da che parte stai?
E' difficile, lo so. La domanda non avrebbe nemmeno ragione di essere se dalla parte offesa non ci fosse Hamas. Fino a qualce anno fa', prima del fatidico 2001, Hamas era considerato un movimento assolutamente marginale, in una situazione in cui Arafat e la Palestina si stavano - per così dire - laicizzando, abbandonando l'etremismo religioso per abbracciare un modello occidentale "democratico" con le speranze nate a Washington nel 1993
La stretta di mano fugace, forzata eppure "catartica" tra Rabin ed Arafat, sotto lo sguardo ecumenico di Clinton aveva riacceso in noi, in tutti i sostenitori della pace sotto il modello Due popoli - Due stati, la speranza di un happy end. Finalmente. Dopo 40 anni di conflitti.
In quel momento era falcile dirsi "palestinesi" ed "israeliani", oggi Hamas ha reso tutto più difficile. Eppure....
.... Hamas non è un mostro venuto da Marte, non è una corazzata di alieni sbarcata in Palestina, è l'espressione "democratica" di un disagio. E' un partito, eletto, votato, atteso soprattutto a Gaza. in quella sorta di gabbia a cielo aperto, dove 1 milione e mezzo di persone sopravvivono a stento lungo 360 Km quadrati (4117 abitanti per Kilometro, ovvero 4 abitanti a metro quadrato, provateci, fate un semplice esperimento: disegnate un quadrato di un metro e provate a starci dentro in 4..), dove l'oppressione si fa indicibile, la miseria e la fame sono il collante che ha trovato in hamas le uniche orecchie pronte ad ascoltare, le uniche mani che dispensano cibo in cambio di morte, soldi in cambio di kamikaze.
L'humus in cui nasce Hamas è malato, è terreno avvelenato, eppure l'unico in cui milioni di bambini hanno vissuto, con la speranza di morire da martiri per potersi - finalmente - nutrire, e giocare, senza doversi preoccupare di essere Shebab, colpiti da pallottole che all'inizio erano di gomma, e che oggi sono fredde, dure. Mortali.
Molte sono le colpe: anche Al Fatah ha le sue colpe. Eccome. Ha usato la situazione della Cisgiordania solo come cassa di risonanza della malvagità degli oppressori, ma poco si è curata dei propri abitanti. Ecco quindi che Hamas ha avuto gioco facile.....
Personalemente ho qualche esperienza nel campo: ho partecipato, dalla prima ora, all'associazione: Salaam - ragazzi dell'Olivo, già dagli anni '80. Ho preso parte a molte iniziative di aiuto per i palestinesi ed accanto ai pacifisti israeliani (e ne sono, sono incredibili Don Quixotte che però sembrano scomodi fantasmi messi a tacere oggi..), ho avuto in affidamento un ragazzo palestinese (e la sua famiglia) a Gerusalemme Est per oltre 3 anni, l'ho aiutato a diplomarsi, a studiare, ho aiutato la famiglia avivere decentemente.
Avrei voluto fare di più, ma - paradossalmente - in Palestina non si può "aiutare" un nucleo familiare per troppi anni, perchè si rischia così di creare un vantaggio economico per questa famiglia a scapito delle altre!! Curioso no? Non si può vivere in una condizione di benessere (molto relativo) in mezzo alla miseria, senza correre il pericolo di entrare nel mirino dei vicini invidiosi.
Israele certo non aiuta, la politica scellerata di colonizzare ogni piccolo lembo di terra (oppure permettere insediamenti illegali senza muovere un dito) ha portato migliaia di neo israeliani ai confini di quel territorio che oggi è il bersaglio dei missili di Hamas ( in realtà una sorta di bombe fatte a casa in vecchi tubi..ma tant'è...) ma certo, la pietà umana e lo sdegno per le vittime non deve conoscere colori!
Non so come andrà a finire. Temo di sperare per il meglio ormai. Ho persino paura di chiedere informazioni ad i miei amici che sono lì, ed allora leggo con il cuore tremante ogni piccolo resoconto "dalla prima linea" che oggi - spesso anche grazie al web - possimo consultare.
Vi invito a dare un'occhiata a questo bel post creato proprio da una sede locale di Salaam, con links ed approfondimenti.
In quelle pagine ho persino trovato una vignetta, crudelmente divertente, che fa pensare e sorridere al tempo stesso. La posto qui.
Scusate la logorrea ma per una volta ne vale la pena.
Ho letto molto (in rete e sulla carta), ho rivangato i miei ricordi personali, ho messo a confronto - civilmente - il mio cuore con le mie radici culturali, e malgrado tutto non mi sento ancora sicuro della mano che batte i tasti.
Il quid del mio conflitto interiore (Zerrisenheit, direbbero i filosofi tedeschi) è la situazione palestinese, e la mia fioca voce rischia di essere solo un'ennesima eco di una voce lontana, ininfluente, assolutemente estranea, di un ricco, pacifico occidentale che vede la guerra in TV, che si commuove e si indigna per i poveri cristi (ed i Gesù bambini) che muoiono sotto i bombardamenti, ma che - civilmente - si indigna per la stessa esistenza di Hamas....
Oggi ci si chiede di prendere posizione. In tutto il mondo, dalle facce dietro i vetri delle finestre del palazzo ONU a New York, ai velluti Piemontesi puzzolenti di Montecitorio, dalle sedie scomode negli stanzoni dei circoli Arci alle poltroncine dei teatri affittati dagli azzurri: ovunque, chiunque è pressato dalla stessa domanda: e tu? da che parte stai?
E' difficile, lo so. La domanda non avrebbe nemmeno ragione di essere se dalla parte offesa non ci fosse Hamas. Fino a qualce anno fa', prima del fatidico 2001, Hamas era considerato un movimento assolutamente marginale, in una situazione in cui Arafat e la Palestina si stavano - per così dire - laicizzando, abbandonando l'etremismo religioso per abbracciare un modello occidentale "democratico" con le speranze nate a Washington nel 1993
La stretta di mano fugace, forzata eppure "catartica" tra Rabin ed Arafat, sotto lo sguardo ecumenico di Clinton aveva riacceso in noi, in tutti i sostenitori della pace sotto il modello Due popoli - Due stati, la speranza di un happy end. Finalmente. Dopo 40 anni di conflitti.
In quel momento era falcile dirsi "palestinesi" ed "israeliani", oggi Hamas ha reso tutto più difficile. Eppure....
.... Hamas non è un mostro venuto da Marte, non è una corazzata di alieni sbarcata in Palestina, è l'espressione "democratica" di un disagio. E' un partito, eletto, votato, atteso soprattutto a Gaza. in quella sorta di gabbia a cielo aperto, dove 1 milione e mezzo di persone sopravvivono a stento lungo 360 Km quadrati (4117 abitanti per Kilometro, ovvero 4 abitanti a metro quadrato, provateci, fate un semplice esperimento: disegnate un quadrato di un metro e provate a starci dentro in 4..), dove l'oppressione si fa indicibile, la miseria e la fame sono il collante che ha trovato in hamas le uniche orecchie pronte ad ascoltare, le uniche mani che dispensano cibo in cambio di morte, soldi in cambio di kamikaze.
L'humus in cui nasce Hamas è malato, è terreno avvelenato, eppure l'unico in cui milioni di bambini hanno vissuto, con la speranza di morire da martiri per potersi - finalmente - nutrire, e giocare, senza doversi preoccupare di essere Shebab, colpiti da pallottole che all'inizio erano di gomma, e che oggi sono fredde, dure. Mortali.
Molte sono le colpe: anche Al Fatah ha le sue colpe. Eccome. Ha usato la situazione della Cisgiordania solo come cassa di risonanza della malvagità degli oppressori, ma poco si è curata dei propri abitanti. Ecco quindi che Hamas ha avuto gioco facile.....
Personalemente ho qualche esperienza nel campo: ho partecipato, dalla prima ora, all'associazione: Salaam - ragazzi dell'Olivo, già dagli anni '80. Ho preso parte a molte iniziative di aiuto per i palestinesi ed accanto ai pacifisti israeliani (e ne sono, sono incredibili Don Quixotte che però sembrano scomodi fantasmi messi a tacere oggi..), ho avuto in affidamento un ragazzo palestinese (e la sua famiglia) a Gerusalemme Est per oltre 3 anni, l'ho aiutato a diplomarsi, a studiare, ho aiutato la famiglia avivere decentemente.
Avrei voluto fare di più, ma - paradossalmente - in Palestina non si può "aiutare" un nucleo familiare per troppi anni, perchè si rischia così di creare un vantaggio economico per questa famiglia a scapito delle altre!! Curioso no? Non si può vivere in una condizione di benessere (molto relativo) in mezzo alla miseria, senza correre il pericolo di entrare nel mirino dei vicini invidiosi.
Israele certo non aiuta, la politica scellerata di colonizzare ogni piccolo lembo di terra (oppure permettere insediamenti illegali senza muovere un dito) ha portato migliaia di neo israeliani ai confini di quel territorio che oggi è il bersaglio dei missili di Hamas ( in realtà una sorta di bombe fatte a casa in vecchi tubi..ma tant'è...) ma certo, la pietà umana e lo sdegno per le vittime non deve conoscere colori!
Non so come andrà a finire. Temo di sperare per il meglio ormai. Ho persino paura di chiedere informazioni ad i miei amici che sono lì, ed allora leggo con il cuore tremante ogni piccolo resoconto "dalla prima linea" che oggi - spesso anche grazie al web - possimo consultare.
Vi invito a dare un'occhiata a questo bel post creato proprio da una sede locale di Salaam, con links ed approfondimenti.
In quelle pagine ho persino trovato una vignetta, crudelmente divertente, che fa pensare e sorridere al tempo stesso. La posto qui.
Scusate la logorrea ma per una volta ne vale la pena.
Commenti
E' inimmaginalile la vità là,con la guerra e senz'acqua.
Ora visito il link!
Un abbraccio
Nel tuo post hai esposto in maniera semplice ma efficace il pensiero di molti.
Questo conflitto è veramente un tunnel buio e senza fine.
Ringraziarti per aver postato su questo argomento con tanta serenità, lucidità ed equidistanza. Per aver dato voce, con coraggio e obiettività, ai molti "tra quei che son sospesi".
I post di questi giorni sono pieni di commenti su Gaza e sulla tragedia che si va consumando in quella waste land, ma nessuno ha osato affrontare, così come hai fatto tu, il discorso su Hamas. "È il partito che ha vinto le elezioni. È l'espressione democratica della volontà di un popolo".
Anche Juan Domingo Peron vinse le lezioni, nel '46. E, nel 1989 in Serbia, anche Milošević...
Su questi post, non ho lasciato commenti: ancora domando a me stessa da che parte sto.
E neanche la lettura degli interessantissimi links proposti da Salaam - ragazzi dell'olivo, mi ha aiutato. Anzi!
L'articolo di Zvi Schuldiner (Il Manifesto, 30/12/2008) mi confonde ancor più le idee!
Cito: "Il calcolo di Hamas è duplice e criminale: se gli israeliani faranno concessioni, dimostreranno che la strada scelta da Hamas assicura la vittoria; alternativamente se gli israeliani attaccano, questo provocherà molte vittime palestinesi, e forse israeliane, ma al contempo rafforzerà le sue posizioni".
Fredda, lucida e asettica analisi che non dà scampo: qualunque strada si imbocchi, è quella sbagliata. Una Einbahnstrasse che non ti consente di tornare indietro: e alla fine è soltanto morte e distruzione. No, non so ancora da che parte sto, Fabio. O meglio, potrei dire che sto con tutti e due, col cuore e con la testa, ma se anche avessi una bacchetta magica, so che non potrei far nulla senza ferire o umiliare l'uno o gli altri.
Ma grazie per avermi consentito di condividere i miei dubbi, e scusa la prolissità del commento.
Che è più uno sfogo...
E' terribile tutto...caro fabio!
Andare avanti in questo modo confermando da ambo le parti la propria fanatica intransigenza, porterà solo ad ulteriore morte ed a ulteriore distruzione.
Ciao
Daniele il Rockdichter
Scherzi a parte, il fatto e' che qui negli US e' quasi necessario, da un punto di vista politico, essere pro-Israele e contro la Palestina. Jimmy Carter ha attratto moltissime critiche quando ha scritto il libro "Palestine: peace not apartheid"... persino Obama si e' confermato "forte amico di Israele", per non perdere i voti della grossa fetta della popolazione di origine giudaica che vive in Florida, stato importantissimo per l'elezione.
Sono come te, anzi peggio perche' di informazioni dirette non ne ho, tu almeno hai vissuto in prima persona la realta' che vivono in Palestina, io so solo quello che leggo sporadicamente o quello che passa occasionalmente la tv o cnn.
Non so che soluzione potra' mai essere portata avanti... qualcuno sara' sempre insoddisfatto... ci sono molte persone/fazioni cui interessa la guerra.
Bel post!
ti faccio solo notare che 4117 abitanti per chilometro quadrato, non corrispondono a 4 abitanti per metro quadrato. Un chilometro quadrato corrisponde ad un'area pari a quella di un quadrato di 1000 metri di lato. Questo significa che in un chilometro quadrato ci stanno 1000x1000 metri quadrati, ovvero 10.000 metri quadrati. 4117 abitanti per chilometro quadrato corrisponde a 0,004117 abitanti per metro quadrato.
Ciao
Alberto