Sandro, mia nonna e la memoria


Venti anni fa moriva Sandro Pertini. Per la mia generazione semplicemente Il Presidente. Quello della pipa, quello che piangeva a Vermicino, quello che al Bernabeu si alzo' in piedi al terzo gol di Spillo e disse "ora non ci prendono più !"
Che dire? Mi manca. Persino quel cazzone di Cutugno oggi mi fa venire i luccic
oni quando canta (canta?) un partigiano come presidente, per non parlare di Venditti che in "sotto la pioggia" lo cita e che da questa mattina mmi ronza in testa.


(Il presidente dietro i vetri un po' appannati fuma la pipa, il presidente pensa solo agli operai sotto la pioggia)

Per noi, vecchia guardia degli anni 70-80 Sandro Pertini rappresentava la memoria, il trait d'union (wow!) tra passato e futuro, una ciambella a cui aggrapparsi nel mare sporco dell'Italia stretta tra Ordine Nuovo e BR, tra P2 e licenziamenti.

In questi giorni sono stato contattato da alcuni storici locali che stanno ricostruendo alcune vicende storiche che tra il 43 ed il 45 videro coinvolta la mia famiglia nella Resistenza, ed allora ho iniziato a ripescare foto, ritagli di giornale, vecchie decorazioni ed attestati dalla scatola dei ricordi familiari.

E mi sto rendendo conto (oggi, dopo tanti anni) del valore della memoria: da ragazzo davo per scontato i racconti di mia nonna, staffetta partigiana, e di mio padre pre-adolescente che correva a fare da collegamento tra americani e partigiani, ignaro ed incosciente della guerra che scoppiava tutta intorno.

Per me, bambino, quelle storie erano ammantate di mistero, ma anche di quotidianità: mia affascinavano i racconti di mitra, pistole, di fughe nella notte, ma non ne comprendevo il valore; da sempre ero a contatto con quella memoria, giocavo in giardino con un coltello americano (lasciato da un soldato - venni poi a sapere -a mio nonno prima della fuga, per poi essere fucilato, sui monti..), lo tiravo sul tronco di un albero rinsecchito, così come guardavo le foto dei partigiani ed una decorazione del Battaglione Gramsci con un certo distacco, quasi guardassi la storia attraverso un fumetto.

Ora so. Ora leggo e ritrovo il nome di mia nonna (Santuzza) innalzato al rango di "donna partigiana" nei libri, e quelle foto gialle e logore (dietro cui scribacchiavo...) sui libri.

Ed ho paura. Ho paura che la memoria di quei fatti si stia esaurendo. Ho paura che la banalizzazione della storia (o la sua relativizzazione forzata...) stia facendo breccia nel nostro subconscio collettivo, e soprattutto in quello dei giovani.
Quando ci lasciano i testimoni, quando le loro parole non sono più "dette" e quindi ascoltate, quando restano solo i libri, allora chiunque potrà contestare la verità di tali parole.

Ecco, Pertini (e con lui mia nonna) era la memoria vivente di quei giorni, la mia e quella - credo - di tanti altri italiani.

Ciao Sandro. ti ho voluto bene come ad un nonno saggio.

Commenti

digito ergo sum ha detto…
prof. ribadisco. che bello che sei. mapperò, te, non fare quello miope che non ha capito a qual tipo di bellitudine mi riferisco. ah.

la memoria? si esaurisce sempre. anche questi fatti spariranno, tutto qua.
AndreA ha detto…
Un vero Presidente!
Non credo di esagerare se dico : dopo di lui, il vuoto! :)

Un abbraccio! :)
peppa ha detto…
un grandissimo!bel post complimenti!
Bastian Cuntrari ha detto…
Sai? Non ho ricordi tanto "storicamente" importanti della nonna e del nonno - semplici operai all'Ansaldo di Genova - ma dei loro racconti sì: del loro quotidiano all'epoca della guerra, dei bombardamenti, delle fughe nei rifugi (uno era "il voltino", un basso ponte che si attraversava ancora, anni dopo, quando andavamo - piccoli - al cinema dove proiettavano due pellicole una dopo l'altra) e del cibo acquistato "a borsa nera", che nel mio immaginario di bambina era un commercio tra gente che indossava lenzuoloni scuri, con due buchi per gli occhi, tipo Macchia Nera, l'acerrimo nemico di Topolino...

Anch'io, di questi tempi, sento l'importanza della memoria che si va perdendo: forse è che, prof., come te non ho figli cui tramandarla, quella memoria. E quei ricordi moriranno con me. Ti invidio un po' la citazione della nonna quale "donna partigiana", e il ricordo di lei affidato alle pagine di un libro. Chissà se l'Ansaldo ha pubblicato qualcosa su quegli uomini e quelle donne che hanno reso grande quell'azienda, una pietra miliare nell'economia non solo della mia città. Mi piacerebbe...

Post splendido: profuma di nostalgia e di rimembranza.
Esse ha detto…
Mio nonno, l' hanno mandato in guerra invece. E' tornato nel '42 per 2 settimane in licenza. Ha fatto l'amore con sua moglie, che non vedeva da un anno. Una delle donne piu' belle della mia citta' (con orgoglio porto il suo stesso sorriso, la sua arcata dentaria, lo stesso identico neo sotto il labbro) ribelle, laureata, di famiglia aristocratica, altissima (cosa rara 70 anni fa in sicilia) che aveva scelto un umile ragioniere (scandalo) che credeva (erano in tanti allora) nel Duce e in una idea di fascismo piu' pulita di cio' che poi e' diventato. E' tornato in guerra ed e' rientrato nel '46. Nel frattempo ha passato due anni di prigionia in Russia. Mio padre aveva gia' 3 anni, una gamba rovinata dalla poliomelite e non aveva mai visto suo padre.
Storie.
Non dimentichiamo. Mai. Finche' mio padre mi raccontera' di mio nonno, io lo faro' con mio figlio e lui con i suoi...
Elisen ha detto…
un popolo senza memoria è destinato a ripetere la sua storia. Per questo non dobbiamo smettere mai di raccontare. grazie per averci raccontato fabio di un pezzo di te e della nostra storia in questo bel post.
Camu ha detto…
Un nonno prigioniero in Libia per mesi , un altro prigioniero in Albania per altrettanti mesi, un prozio disperso nella campagna di Russia....in casa mia si è sempre ripudiata ogni forma di guerra dopo queste esperienze e ogni volta che sento citare le parole di Pertini, di Mario Rigoni Stern, di Bobbio mi rendo conto che noi che certi racconti li abbiamo sentiti in prima persona abbiamo l'obbligo morale di trasmetterli.
silvia ha detto…
E allora scriviamo i racconti dei nostri genitori, nonni, prozii, vicini di casa, raccogliamo le loro storie, registriamo le voci. Vedremo la gioventù negli occhi di chi ricorda e faremo un regalo alle nuove generazioni. Io l'ho fatto, con mio papà, ho raccolto tutta la sua vita in un libro, è stata una faticaccia ma ne è valsa la pena.
marge ha detto…
Dopo la morte di mia madre con i fratelli abbiamo deciso di cercare di fare una memoria storica della nostra famiglia proprio per non lasciare morire la loro esistenza...mio padre scampò per un pelo al rastrellamento che portò all'eccidio delle fosse ardeatine dopo la bomba a via Rasella a Roma e da piccola quando me lo raccontava non gli davo nessuna importanza..ora non so cosa farei per farmelo raccontare di nuovo ...voglio far si che mio figlio e i miei nipoti sappiano e non dimentichino
mod ha detto…
io mi ricordo ancora come esultava dopo la vittoria dell'italia nel calcio.
poi si ricompose e diede la mano al cancelliere kohl.
da morir dal ridere - faticava a stare fermo per quanto era contento.

aveva le simpatie anche dei tedeschi di allora.

io me lo ricordo bene.

love, mod
fabio r. ha detto…
@digito: troppa grazia sua immensità! :-)
@andrea: e che vuoto!
@prescia: grazie!
@BC: dalle mie parti - fortunatamente - pubblicano anche storie di operai (la Terni, sai..) ed è una bella operazione memoria!
@serena: brava, racconta (cunta in siciliano, vero?)ai tuoi bimbi, che la memoria sopravviva!
@elisen: parole santissime..
@amatamari: grazie a te per il tempo che sprechi passando di qua
@Camu: sottoscrivo tutto
@fuma: hai fatto benissimo, quando c'è la scrittura. la memoria può arrivare a tutti!
@suysan: non sai quante volte rimpiango non aver fatto parlare di più i miei nonni!
@mod: era un grande uomo, in tutto!
Princesse ha detto…
Io conosco il Presidente e le guerre attraverso i racconti dei miei nonni... ripenso ancora con grande nostalgia alle ore passate con mio nonno che mi raccontava gli anni di prigionia in Inghilterra.. andavo da lui ogni volta che avevo da fare i compitini di inglese.. perchè io avevo un nonno che aveva combattuto ed era stato prigioniero, e parlava inglese! che onore era epr me poter dire queste parole ai compagni di classe... Ogni tanto mi capita di pensare se io avrò qualcosa da raccontare ai miei figli...
Prisma ha detto…
Grazie per questo post, commovente e importante. Soprattutto quando scrivi:

Quando ci lasciano i testimoni, quando le loro parole non sono più "dette" e quindi ascoltate, quando restano solo i libri, allora chiunque potrà contestare la verità di tali parole.

La memoria di un popolo sono le sue radici... E perdere la memoria è perdere la propria identità.

Un abbraccio, caro Fabio!
dioniso ha detto…
bel post.
Io sono da sempre un appassionato delle storie di vita narrate. Penso che questa mia passione nacque proprio ascoltando le storie dei miei nonni, su cui ho anche scritto due o tre post.
Simo ha detto…
Che bel post! Sono commossa...io Pertini l'ho avuto come Presidente per i primi tre anni della mia vita, quindi purtroppo non mi ricordo niente...però ho un nonno partigiano e, venendo da Reggio Emilia, i valori della Resistenza li ho respirati fin dalle scuole medie...eh sì, purtroppo la tua non è soltanto una paura, ma la triste verità: i testimoni lentamente si spengono e rimangono soltanto le storie tramandate e i libri...per cui fatti raccontare dai tuoi parenti ancora in gamba le loro storie partigiane e cerca di ricordarle o scriverle nel modo più dettagliato possibile per poi tramandarle alle prossime generazioni. Qualcuno più in alto di noi potrà anche provare a cambiare la Grande Storia, ma la "piccola" storia, quella delle singole persone no, appartiene solo a loro!

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