In Viaggio
Qualche tempo fa' ho postato un intervento in cui parlavo del mio ultimo viaggio in terre europee, durante l'estate scorsa, soffermandomi sul fascino che da sempre esercitano su di me il
Torno sull'argomento dopo una discussione animata in classe, quando ho cercato di coinvolgere alcuni miei studenti del 5° anno (della serie: scene di lotta di classe..) nella tematica.
Specifico che in questo caso si tratta di studenti di un liceo linguistico, quindi - si spera - con maggiore apertura mentale verso le culture "altre", d'Europa e non. Eppure spesso i pregiudizi dei ragazzi superano di gran lunga i loro giudizi, questi sì, frutto si esperienze dirette (magari in gita scolastica , o con i genitori) all'estero, eppure stereotipati, quasi fossero il semplice frutto di un'esperienza fugace da fast food turistico..
Devo dire che sono un po' deluso dai miei pargoli: per quanto aperti e democratici possano apparire, in fondo sono dei provinciali, figli di una società che offre immagini ovunque, senza però la voglia (il coraggio?) di avventurarsi di persona a controllare se poi, dopo tutto, a quelle immagini corrispondano luoghi veri, e non solo un trito kitch da soap opera.
Jung parlava di "kitsch onirico" (Traumkitsch) già nella sua epoca, pronosticando un'epoca futura in cui l'immaginario collettivo sarebbe stato influenzato dalle immagini di terre lontane, anche inconsciamente, fino a condurci tutti (nessuno escluso) verso gli stessi sogni, le stesse foto da cartolina valtour.
Ora ho l'impressione che ci siamo: sebbene i nostri giovani abbiano molte più possibilità di viaggiare (anche a pochi soldi con le linee low cost), sembrano spostarsi dentro i limiti di un catalogo per viaggi-vacanze, hanno abbandonato Chatwin per seguire il Baedecker, ed invece di avventurarsi anche culinariamente in Europa (ed altrove) si affidano a mamma Mc Donald, schiavi di un appiattimento dei gusti che non ha paragoni nel passato.
Che peccato...
Facendo sfoggio di filologia spiego ai pargoli che in alcune lingue il viaggio è legato all'esperienza già nella radice etimologica: fahren (andare) in tedesco si lega ad Erfahrung (esperienza), quasi che l'esperienza di vita sia figlia diretta dello spostamento, del viaggio appunto.
Oggi invece prevale il termine Tour (e pure all inclusive!), ovvero una parola che in se' cova la radice di circolarità: si parte per fare un giro, e poi tornare a casa, da mamma, a mangiare sempre la pasta..
Eppure viaggiare, senza mete precise, chiedendosi come sarà il prossimo ostello, o il Pub più vicino, incontrando persone diverse per me è ancora un'esperienza.
Spero che loro presto lo comprendano.
Commenti
"Viaggiare è perdersi. Tutto il resto è solo turismo."
Buona settimana fabio. E grazie dei tuoi post.
Buon lunedì :)
ah, non sopporto quelli che vanno all'estero e ordinano pizza. tanto vale portarsi la mamma in valigia.
Jhon Steinbeck.
Bozzetto lo spiega bene qui:
http://www.arpa.veneto.it/home/htm/viaggiatori_e_viaggiatori.asp
Baci.
ma sono tue le foto? Quella del tramonto è fantastica!
@Maria Rita: grazie beauty, ma non ti lasciare ingannare: non è sempre tutto oro quello che luccica..
@Simona: io la pizza all'estero sono stato costretto amangiarla persino fatta dai turchi!! Bleah!
@Maria: bello Steinbeck! lui sì che viaggiava!
@Baol: grazie! le foto sono mie, tutte e tre dall'ultimo tour alla ricerca dell'oro del reno. Il tramonto è quello al "Deutsches Eck" un punto a Coblenza dove la Mosella affluisce nel reno, molto romantico..
Non voglio incolpare nessuno, non so se sono riuscita a spiegarmi... in ogni caso buon inizio settimana e a presto! Ciao ciao
del resto sono anni che si è permesso ai luoghi turistici di essere sommersi da bancarelle di souvenir tutti uguali e tutti "made in china"
;D Mirtilla
A presto allora, con nuove avventure!!
Girare con la macchina permette una maggiore libertà di spostamento e di percepire gradualmente e in maniera tangibile l'attraversamento dei confini, il paesaggio che cambia mentre l'asfalto scorre sotto le ruote...
Condivido quello che dici del viaggio come erfahrung e non vi rinuncerei mai... E credo che la fortuna più grande di un Viaggiatore sia quella di cononoscere qualcuno del posto che si visita, per poter godere di una prospettiva unica: quella di chi vi abita.
L'unione dei due punti di vista - lo straniero e l'autoctono - porta sempre alla conoscenza, se si hanno orecchie per ascoltare e occhi per guardare...
Spero che i tuoi studenti si rendano conto della fortuna che hanno ad avere un insegnante come te...