L'apparenza inganna



Questa mattina - abdicando al ruolo di insegnante di tedesco - mi sono avventurato nello spazio del "tutor" ed ho tentato di stabilire un dialogo costruttivo con alcuni studenti del 5° anno, in prossimità degli esami di stato.
L'effetto iniziale è stato quello di un novello Don Quixotte che affronta i mulini a vento in classe (ok, un paio di mulini rispondono, ma la pianura dove batte il vento vede prevalentemente pale che si agitano su palmari e telefonini..) ed allora mi sono dilungato in alcune considerazioni di semiotica. Umberto Eco, il "lector in fabula", il libro come "macchina pigra" ecc..

La solita roba insomma. Oddio: proprio solita evidentemente non era, visto le facce smarrite dei miei smarriti Sancho Panza in classe...

Al fine di oggettivare il mio pensiero, renderlo più efficace e meno astruso, mi riferisco quindi ad esempi "bassi", in "romana lingua" come predicavano i nostri letterati della Romatik.
Il discorso si amplia da Pirandello a Kubrik, dalla musica pop alla Nona di Beethoven (vabbè, questa l'ho fregata a Baricco, ma tanto loro non lo sanno, cfr. sindrome da Spinuzzo da Rodi), per evidenziare come noi lettori - spettatori cerchiamo spesso (non sempre e non tutti, odio le generalizzazioni) dei "punti fissi", delle stelle polari, quando ci accingiamo a leggere un libro, o a vedere un film.
Si cerca la rassicurazione, anche nel thriller, anche nei gialli, uno spirito manicheo ci pervade: il nero deve essere nero ed il bianco, bianco.

Eppure...eppure ci sono zone grigie dove questa interpretazione si arresta, e i nostri neuroni si rifiutano di collaborare, cercano vie alternative, più rassicuranti, ma non le trovano.
Questa "twilight zone" dell'interpretazione in tedesco ha un bel nome "Unheimlich", un termine che si oppone ad "Heim", casa, luogo sicuro, e che quindi lo nega; in italiano il termine viene tradotto come perturbante, però l'accezione è più ampia.
I pilastri delle nostre convinzioni crollano, ed il terreno sembra vacillare sotto i dubbi interpretativi. Ed allora mi è tornato in mente un bel saggio di un po' di anni fà, un'opera "collezionista" di Eco: Sei passeggiate nei boschi narrativi, ed un'immagine "unheilich" appunto, inquietante a suo modo, come un quadro di Fuessli, che mette a dura prova le nostre certezze.
Non l'avevo sotto mano ma ne ho subito fatto una copia, a casa, per mostrarla domani in classe.

Eccola qui. Ora aspetto domani, "per vedere l'effetto che fa".



Commenti

marge ha detto…
Bravo prof Donchisciotte....vedo che non ti rassegni a cavar sangue dalle rape!!!!
mi piacerebbe sapere i commenti dei tuoi alunni al quadro di Escher
dioniso ha detto…
Fabio, tratti argomenti molto interessanti.

Lessi il libro di Eco un paio di anni fa e mi piacque.

Sto proprio per pubblicare delle mie (influenzate da varie letture, tra cui Eco) riflessioni sul godimento indotto da arte ed altro.

Saluti dalla tiepida Germania
NADIA ha detto…
HOLA c'è un meme x te da me!!!!
un abbraccio!!!
NADIA ha detto…
HOLA c'è un meme x te da me!!!!
un abbraccio!!!
fabio r. ha detto…
@suysan: mooolto vicino alla rassegnazione, credimi, ma un colpo d'ala ogni tanto..
@dionniso: attendo con impazienza tue Betrachtungen ueber Eco!!
@Nadia: grazie (grazie..?)
Alabama ha detto…
Ciao!
La faccenda del perturbante mi interessa molto, se non fosse che spesso per me assume connotati di "terrorizzante"... sono parecchio sensibile in materia di distorsione della realta'.

Uhm, non so se ne leggi, ma ti consiglio un bel fumetto italiano di un po' di anni fa, chiamato "I Camminatori". L'autore e' Otto Gabos, il volume dovrebbe essere reperibile anche in libreria.
Dovrebbe piacerti ;)
(sono brava a consigliare fumetti eh! Dagli un'occhiata in caso)

In bocca al lupo con i tuoi studenti! ^__^

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