Ritorno al futuro...
Doc: "...non può essere io ti ho appena rimandato nel futuro !"
Marty: "..si lo so doc ma io sono tornato, sono tornato dal futuro.."
Doc: " GRANDE GIOVE! "
Beh, eccoci qua! It's all over now.
Che dire? Sto lentamente ripulendo la mia vita dalle scorie dell'amato Medioevo, e mi sento un po' come Marty Mc Fly appena sceso dalla mitica De Lorean, ma senza Doc.
Anche i più fugaci e distratti avventori di questo strano spazio multiforme avranno capito che il legame con la mia città (e più in generale con la sua storia e le tradizioni) è un po' l'humus da cui nasco, che mi ha nutrito nei lunghi inverni delle mie passate stagioni e che ancora mi attrae, come una Sirena.
In effeti mi sento un po' come un povero Ulisse in balia delle onde della vita, un viaggiatore psichico (e concreto, a volte) con un complesso di Peter Pan gigantesco contro cui combattere, ma destinato alla sconfitta...
Le mie radici sono tra queste mura, tra le facce che vedete nelle foto, coperte dai buffi abiti medievaleggianti che da sempre sono i miei travestimenti scenici (cfr. Who am I?), e questa dimesione narniana (Narni era Narnia in effetti) mi ha temperato sin dall'infanzia.
E' difficile spiegare ai non indigeni il groviglio di sensazioni che nascono da questa festa, come in tutte le piccole città italiane un misto di campanilismo sfrenato, di orgoglio "civico" e persino un po' di sciovinismo che ci lega come una comunità ancestrale chiusa verso i barbari all'esterno, ci coalizza eppure ci divide, in contrade, tra casa e casa, tra componenti della stessa famiglia.
Per pochi giorni all'anno la città piomba letteralmente in un'altra dimensione, la vita di fuori e quella di dentro si sfiorano, si toccano quasi, eppure sembrano procedere parallelamente.
Il lavoro, l'ufficio, la scuola, il PC, il traffico congestionato seguono strade ben tracciate, visibili, lungo cui ci incamminiamo ogni giorno - appena svegliati - indossando una maschera moderna.
Le ore "civili" però non sono altro che una febbrile attesa del tempo storico, un tempo in cui ci strappiamo via la maschera borghese e ci sveliamo nel nostro vero abito, quello medievale.
In questo tempo "sospeso" valgono altre regole, altri ritmi, odori e sensazioni, almeno per 3 settimane all'anno, quando Rosaspina si sveglia e decide di ballare, cantare e giocare tra i vicoli e nelle piazze, prima di ripiombare nel sonno inquieto della modernità.
Forse è errato dire che la città "si veste di medioevo" (come recitano i titoli dei giornali e gli slogan pubblicitari), forse sarebbe meglio dire che la città si spoglia degli orpelli della modernità, e nuda come Lady Godiva si presenta al mondo con l'unico abito degno di tale nome: la sua storia.
E' un gioco delle parti, una farsa, uno spettacolo si saltimbanchi, una giullarata.
Tutti noi lo sappiamo.
Eppure - come nell'Enrico IV di Pirandello - vogliamo vivere in costume per qualche giorno, dimentichi delle ciminiere, dei problemi economici, dei guai quotidiani che - tanto lo sappiamo - ci attenderanno pazienti al lunedì, al nostro ritorno nel futuro...
Commenti
solo che nel mio caso il luogo che sogno è una enorme spiaggia bianca, deserta, soffice...mare azzurro e cristallino...sole...
ehhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh
(sospiro)
un bacio
Grande Fabio, semplicemente sublime questo tuo passaggio!
@Aelys: grazie a te per aver perso tempo a leggere!
@Mat: ti capisco..
@stellastale: si fa quel che si può, speriamo nei giovani (?)
@Daniele: Grazie! che onore!!
Quando avrò voglia di un viaggio nel tempo farò un saltino da queste parti a rileggere ciò che ci hai regalato in queste settimane! Busserl! Bis bald!
Un abbraccio.... :-)
Conforta, anche, trovare un "collega", alle prese con teconologie, linguaggi multimediali etc etc, che smania di spegnere tutto e rituffarsi in una vita più "semplice" - forse meno stressante, meno asettica, meno ronzante...
anche a me succede, ma non lo racconto.
Hasta lueguito