Who are you?
Mentre rovistavo tra cassetti e credenze, nella vana speranza di ritrovare una foto scomparsa, mi sono imbattuto in un altro me.
Tra le pieghe di un libro ho rintracciato vecchie foto che mi ritraggono in alcuni "golden moments" della mia vita passata maggiaiola (e fin qui nulla di straordinario, le posto qui con un po' di vergogna e tanti rimpianti...) insieme ad un vecchio nastro audio con la mia voce registrata, insieme a quella di amici, durante la conduzione di un programma "festaiolo" in una radio locale.
Che dire? Mentre l'incontro con la mia immagine che fu è abbastanza normale (sebbene scoraggiante..), quello con la mia voce non lo è sicuramente!!
Non so se una cosa simile sia mai successa anche a voi, ma l'esperienza può essere sconvolgente!
Certo, ognuno di noi riconosce la propria voce nel momento in cui si parla, ma cosa ben diversa è sentirla registrata (in audio o film, fa lo stesso), e per lo più a distanza di anni!!
La distanza (fisica e cronologica) rende concrete tutte quelle teorie "Pirandelliane" e Freudiane che magari abbiamo studiato all'università, ma che rimangono spesso congetture, difficili da provare nella prassi.
Sotto i propri occhi (e le orecchie in questo caso) si è concretizzato il gioco delle maschere, il turbamento che ci attanaglia quando usciamo da noi stessi ed ipotizziamo uno sguardo dall'esterno. Come mi vedono gli altri? Qual'è la mia vera voce? Quale maschera (il termine "persona" nel teatro greco indica proprio la maschera!) porto per il mondo?
Un'altra prova della nostra estraneità? Provate a guardarvi allo specchio (magari ora, nel riflesso dello schermo piatto): Ok? Bene! Ora provata chiamare qualcuno vicino a voi, e guardatevi insieme nel riflesso. Tutto ok, credo... Ma provate a guardare la persona acanto attraverso il riflesso dello spechio, non guardatelo direttamente, ma concentratevi sul suo riflesso.
Forse lo vedrete diverso, che so, qualche imperfezione (spesso l'impressione che una parte del viso sia asimmetrica all'altra..), qualche piccola diversità. Ed allora sorge spontanea la domanda:
Ai tempi dell'università, a Roma, ricordo la teoria "epica" di un mio compagno di studi, il quale affermava di voler vivere una vita da artista a 360 gradi, e di "far finta" ogni giorno di vivere un'esistenza diversa.
Il tono delle nostre conversazioni a Villa Mirafiori era più o meno questo:
- Marcello, chi sei oggi?
- Oggi sono un bravo studente, vado a lezione e prendo appunti. Ma solo per finta.
- E poi che fai?
- Poi faccio finta di uscire con gli amici, e mi diverto, forse, bisogna vedere il canovaccio che dice..
What about you? Who are you?
Tra le pieghe di un libro ho rintracciato vecchie foto che mi ritraggono in alcuni "golden moments" della mia vita passata maggiaiola (e fin qui nulla di straordinario, le posto qui con un po' di vergogna e tanti rimpianti...) insieme ad un vecchio nastro audio con la mia voce registrata, insieme a quella di amici, durante la conduzione di un programma "festaiolo" in una radio locale.
Che dire? Mentre l'incontro con la mia immagine che fu è abbastanza normale (sebbene scoraggiante..), quello con la mia voce non lo è sicuramente!!
Non so se una cosa simile sia mai successa anche a voi, ma l'esperienza può essere sconvolgente!
Certo, ognuno di noi riconosce la propria voce nel momento in cui si parla, ma cosa ben diversa è sentirla registrata (in audio o film, fa lo stesso), e per lo più a distanza di anni!!
La distanza (fisica e cronologica) rende concrete tutte quelle teorie "Pirandelliane" e Freudiane che magari abbiamo studiato all'università, ma che rimangono spesso congetture, difficili da provare nella prassi.
Sotto i propri occhi (e le orecchie in questo caso) si è concretizzato il gioco delle maschere, il turbamento che ci attanaglia quando usciamo da noi stessi ed ipotizziamo uno sguardo dall'esterno. Come mi vedono gli altri? Qual'è la mia vera voce? Quale maschera (il termine "persona" nel teatro greco indica proprio la maschera!) porto per il mondo?
Un'altra prova della nostra estraneità? Provate a guardarvi allo specchio (magari ora, nel riflesso dello schermo piatto): Ok? Bene! Ora provata chiamare qualcuno vicino a voi, e guardatevi insieme nel riflesso. Tutto ok, credo... Ma provate a guardare la persona acanto attraverso il riflesso dello spechio, non guardatelo direttamente, ma concentratevi sul suo riflesso.
Forse lo vedrete diverso, che so, qualche imperfezione (spesso l'impressione che una parte del viso sia asimmetrica all'altra..), qualche piccola diversità. Ed allora sorge spontanea la domanda:
Chi sono IO in realtà?
Ai tempi dell'università, a Roma, ricordo la teoria "epica" di un mio compagno di studi, il quale affermava di voler vivere una vita da artista a 360 gradi, e di "far finta" ogni giorno di vivere un'esistenza diversa.
Il tono delle nostre conversazioni a Villa Mirafiori era più o meno questo:
- Marcello, chi sei oggi?
- Oggi sono un bravo studente, vado a lezione e prendo appunti. Ma solo per finta.
- E poi che fai?
- Poi faccio finta di uscire con gli amici, e mi diverto, forse, bisogna vedere il canovaccio che dice..
What about you? Who are you?
Commenti
Spesso guardandoci in foto non ci piacciamo perchè non riconosciamo la stessa persona che vediamo allo specchio! Non so se mi sono spiegata bene!
Buona serata! Un abbraccio e a presto!
Siamo quello che viviamo e così "cresciamo".
@irene: grazie, non è detto che crescenso si migliori o peggiori "a prescindere", siamo molto in divenire.
@ladycocca: who are you?? molto da csi vero?
@stellavale: eccome se è impegnativa! ma il bello (o brutto) sta tutto lì
@baol: ma dai giovinastro!! specchio delle tue brame!
A me non mi piace vedermi nelle fotografie, sono altra persona.
Un bacio.
Non definirti, etichettarti. Hai gia un nome, quello basta, no?
All right, vado a dormire!!!
Mah, mi manca ancora un po' per scoprirlo!!!
A proposito della propria voce...ho letto che mentre parliamo, udiamo la nostra voce in maniera differente da come realmente si sente, questo per via del fatto che "subiamo" anche le vibrazione delle nostre corde vocali che si trasmettono lungo la testa....
La voce ascoltata da un microfono è , seppure non fedele a quella che sentono gli altri, più vera rispetto a quella che sentiamo noi.
Un abbraccio.....
Se ti spedisci questo messaggio nel futuro, magari fra dieci anni ti farai una gradita sorpresa.
"Parlavo con Eco, e mi sono reso conto di una cosa strana."
"Di cosa?"
"Forse sognavo."
"Mentre parlavi?"
"No, mentre dormivo."
"Ma cosa?"
"Parlavo e il ripetuto tornava a me in ordine inverso. Capivo tutto."
"Allora sognavi!"
"No parlavo meco."
O<-<
Diciamo però che la considerazione della vita come palcoscenico, in cui rappresentiamo delle fugaci comparse, mi ha aiutato in varie occasioni.
Un saluto dalla feierende doichlandia.