La memoria e l 'oblio. Le parole e le immagini

Il 13 Giugno 1944 Narni, la mia città, fu liberata dall'occupazione nazifascista dagli alleati, che in quel caso non erano Made in USA ma più prosaicamente Scozzesi, appartenenti al reggimento Lothian and Border Horse Army.





L'arrivo degli alleati in città

L'evento sta per essere ricordato in città e per l'occasione sarà pubblicato anche un libro che ripercorre la storia della città tra l'8 settembre 1943 ed il 1945.

L'evento mi riguarda, in parte, in quanto tra le testimonianze c'è anche quella di mio padre, all'epoca giovanissima staffetta partigiana, insieme a quelle di altri superstiti - purtroppo sempre di meno...

Abbiano foto, documenti, "fatti comprovati" come spesso accade per la storia contemporanea, certo, eppure la "storia orale" è altrettanto affascinante, e spesso contradditoria, nel turbinio di voci che si incrociano, si sovrappongono e spesso si oppongono, l'una all'altra, in un alternarsi di memorie personali che rileggono la storia, e che dovranno poi, necessariamente, essere confutate dai fatti.

In questi giorni sto ri-leggendo un bel testo del Prof. Alessandro Portelli (docente di letteratura angloamericana a Roma, con cui io studiai, ed esperto di tradizioni orali) - di cui vi invito caldamente a visitare il blog che trovate anche nei miei links - che tratta proprio di questo: la memoria collettiva che spesso crea e modifica gli eventi storici, che sbaglia nell'attribuire date e personaggi, e quindi si fa "fictional", base di letterature orali per i posteri..

Walter Benjamin (sì, sempre lui, ma questa volta citato da Portelli) diceva:
" un evento vissuto è finito, o perlomeno è chiuso nella sola sfera dell'esperienza vissuta, mentre un evento ricordato è senza limiti, poichè è solo la chiave per tutto ciò che è avvenuto prima e dopo di esso..."

Penso a queste parole oggi, mentre guardo le foto di mio padre bambino, in mezzo ai soldati americani, alla macchia, troppo piccolo per un fucile, ed ascolto la sua voce che narra di quei giorni con leggerezza, quasi stesse ripercorrendo la trama di uno di quei film che ha visto 100 volte in tv, ma che ogni volta gli fa porre la solita domanda: "ma sei sicuro che l'ho visto?"

L'incertezza di aver vissuto quei momenti, la noncuranza con cui lui e mia nonna (defunta) mi raccontavano storie di guerra come se parlassero della frutta al mercato, mi hanno sempre affascinato, come in un racconto alla Michael Ende, ed oggi ho paura che queste voci si affievoliscano sempre di più, fino a sparire - quando non ci saranno più testimoni vivi dei fatti.

Ed allora penso che io dovrò farmene carico, e quindi racconterò piccole storie di grandi uomini, e per essere sicuro di averne memoria, mi riguarderò le foto. In silenzio.


Soldati americani nascosti in montagna.
Mio padre è il bambino seduto al centro

Commenti

Prisma ha detto…
È una foto meravigliosa...
Quegli sguardi allegri rivolti all'obiettivo a tutto fanno pensare fuorchè ad una guerra...
È disarmante l'amore per la vita che riesce a farsi strada tra le macerie e a materializzarsi così, semplicemente, in un sorriso...
Penny Lane ha detto…
NOOOOOOO...Hai studiato anche tu con Portelluzzo?????
Non ci posso credere!!!!!!!! :-DDD
Io ho dato entrambe le mie annualità di angloamericano con lui...ed ho seguito anche un corso che ha tenuto sul blues di Robert Johnson...quanti ricordi!!!
Hai nominato proprio uno degli insegnanti che più mi porterò nel cuore: lui è stato forse quello da cui ho imparato davvero a "leggere" il testo, ad argomentare quello che penso a partire dal testo...

Se non mi sbaglio, era anche lui umbro, giusto? Di Terni, forse?

ps: grazie per i tuoi commenti sempre gentili... :-) Pfirti!!
Back in the USA ha detto…
Bravo, la memoria e' una cosa molto importante. Perche' non scrivi i racconti di tuo padre e di tua nonna? A me piacerebbe tanto leggerli.
Mio padre invece amava Mussolini, con mio grande orrore. Da noi c'e' la foto di mio fratello maggiore vestito da figlio della lupa....
Brutti ricordi quelli.
fabio r. ha detto…
@museum: è vero! a vedere queslle foto sembrano sempre tuti allegri, come se le cose orrende che vivevano fossero solo un gioco...
@pennylane: Yes darlin'! sono orgoglioso di averlo avuto come prof, e poi l'ho seguito nei suoi bellissimi articoli e libri. Lui ha studiato a Terni, per cui ha scritto un bellissimo libro tra l'altro..
@Koala: sai che ci pensavo? chissà, forse un giorno, con calma, lo farò.. thanks for coming!
dioniso ha detto…
Fabio, bellissimo il post.
Molto interessante anche quello che dici sulla memoria collettiva. Ne avevo letto. Penso che leggerò il blog che consigli.

Le memorie di famiglia sono una mia grande passione.

Ne scrissi qui

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