Dresda 1945 (L'Aquila 2009)
Provo a rilassarmi, a godermi un pò la calma pasquale, a ricaricare le pile prima del ritorno al lavoro, ma non va.
Ma di lui amo soprattutto il sarcasmo, l'ironia pungente contro il potere, lo sberleffo colto che lo avvicina a Brecht, o al nostro Dario Fo, volendo trovare similitudini.
Oggi Dresda è stata ricostruita sin nei più piccoli particolari (anche nella ricostruzione della celebre Frauenkirche, contro il parere di alcuni storici che invece si battevano per lasciarla in rovina, come memento mori della guerra, un po' come è successo alla Gedächtniskirche a Berlino), ma nel 1945 Kästner la vide nelle macerie, e la descrisse con poche scarne parole, parole che - nella loro crudezza - mi hanno riportato in mente proprio l'Aquila:
(..Das, was man früher unter Dresden verstand, existiert nicht mehr. Man geht hindurch, als liefe man im Traum durch Sodom und Gomorra. Durch den Traum fahren mitunter klingelnde Strassenbahnen. In dieser Steinwüste hat kein Mensch etwas zu suchen, er muss sie höchstens durchqueren. Von einem Ufer des Lebens zum andern...)
Questi giorni sono ancora segnati. E' come se il sisma abruzzese mi avesse fatto ripiombare nel 1997, nei giorni del terremoto a casa, fuori la porta...
La testa non si schioda da quelle macerie, ed il succedersi delle scosse (che ogni tanto fanno sobbalzare anche il mio pavimento) non mi lascia ancora tranquillo, ogni movimento dei miei amati gatti, ogni loro spostamento sul letto mi fa voltare la testa verso il lampadario...
Provo compassione (cum-passio, sofferenza comune, dalla radice latina) con la gente d'Abruzzo, ed ogni immagine garrula ed allegra che traborda dalla TV - miseramente ripiombata nella sua dimensione più becera fatta di veline - quizzoni - gabibbi - bagaglini - mi dà la nausea...
Le macerie dell'Aquila mi hanno fatto ripensare ad un autore tedesco che amo: Erich Kästner. Un autore noto (anche tra i contemporanei) soprattutto come scrittore di storie giovanilistiche, una sorta di Collodi tedesco, garbato narratore di gialli per bambini.
Ma di lui amo soprattutto il sarcasmo, l'ironia pungente contro il potere, lo sberleffo colto che lo avvicina a Brecht, o al nostro Dario Fo, volendo trovare similitudini.
Ma Kästner è anche un autore di Dresda, la città che fu pesantemente bombardata nel febbraio 1945, il più feroce attacco aereo della Seonda Guerra Mondiale, che abbattè chiese e palazzi, e sfregiò uno dei gioielli del Barocco europeo.
Oggi Dresda è stata ricostruita sin nei più piccoli particolari (anche nella ricostruzione della celebre Frauenkirche, contro il parere di alcuni storici che invece si battevano per lasciarla in rovina, come memento mori della guerra, un po' come è successo alla Gedächtniskirche a Berlino), ma nel 1945 Kästner la vide nelle macerie, e la descrisse con poche scarne parole, parole che - nella loro crudezza - mi hanno riportato in mente proprio l'Aquila:
Erich Kästner: Dresden 1945
Ciò che una volta chiamavamo Dresda non esiste più. Si cammina, come dentro un sogno, tra Sodoma e Gomorra. Nel sogno ogni tanto risuona il tintinnio dei tram. In questo deserto fatto di pietre nessuno è alla ricerca di qualcosa, lo si può solo attraversare.
Da una sponda all'altra della vita..
(..Das, was man früher unter Dresden verstand, existiert nicht mehr. Man geht hindurch, als liefe man im Traum durch Sodom und Gomorra. Durch den Traum fahren mitunter klingelnde Strassenbahnen. In dieser Steinwüste hat kein Mensch etwas zu suchen, er muss sie höchstens durchqueren. Von einem Ufer des Lebens zum andern...)
Commenti
Buona Pasqua
Gli effetti del bombardamento sulle costruzioni sono paragonabili a quelli di un terremoto, va bene, ma c'è una differenza che non dovrebbe sfuggirti, se ti sfugge.
L'Aquila e i paesini intorno sono stati lesi da un movimento di assestamento della terra, cioè da una entità totalmente indifferente a tutto ciò che le si poggia sopra, esseri viventi e oggetti inanimati. Questo ci permette di sentirci tutti, tutti gli esseri viventi di questo pianeta, nella stessa condizione, tutti uniti nello stesso destino, partecipi e solidali nel possibile con i nostri simili colpiti da distruzioni come quella del terremoto dei giorni scorsi. Non c'è un gruppo di noi esseri umani che ha compiuto la distruzione, magari il nostro stesso gruppo, o un gruppo di cui siamo alleati. Non ci sono stati esseri umani come noi che hanno pensato, progettato, eseguito la distruzione e ucciso e ferito altri esseri umani e animali.
Siamo capaci di farlo, eccome!, ma questa volta non siamo stati noi, non dobbiamo anche questa volta vergognarci di non essere stati capaci, come specie, di risolvere l'aggressività distruttiva che può renderci indifferenti a tutto e tutti.
Dresda e L'Aquila due città che non ho mai visitato, due occasioni perse , se per Dresda non ero ancora nata, per L'Aquila mi dispiace molto....dopo il terremoto...niente è e sarà come prima.
Serena pasqua
Le cause sono lontane milioni di anni, ma gli effetti "visivi" sono simili, e poi mi piace la citazione a posteriori, perchè Dresda è rinata, lentamente ma è stata ricostruita nella sua bellezza disarmante, e questo lo vedo anche come un augurio per il fururo dell'Aquila.
Ciao e grazie del commento, buona Pasqua (malgrado tutto)
ciao follerumba