Dell'amore senile di un poeta...
In questi giorni è in Italia un grande autore tedesco, forse tra gli ultimi grandi insieme a Günter Grass: Martin Walser.
Ieri (24 Novembre) è stato ospite a Roma, alla Casa di Goethe in via del Corso (un consiglio ai romani: se non l'avete mai vista andateci, ne vale la pena!) a presentare l'ultima sua opera:
Ein Liebender Mann, un libro (il libro che ogni autore tedesco sogna di scrivere almeno una volta nella vita per "fare i conti" col Vate...) dedicato a Goethe.
Il libro io l'ho comprato in estate, in Germania, e l'ho letto con calma a casa. Attendo con curiosità anche il momento in cui sarà (se mai lo sarà) tradotto in italiano, per leggere anche pareri di lettori connazionali..
E' sempre difficile per un autore contemporaneo, per quanto bravo, noto, "classico" in un certo senso, affrontare lo scoglio Goethe; è difficile fare i conti con la propria tradizione, la lingua, con la storia che questo autore rappresenta per la cultura tedesca di tutte le epoche.
L'influenza di Goethe sulla letteratura tedesca è difficilmente comprensibile al di fuori della Germania: il rapporto con il grande Pagano è imprescindibile per ogni uomo di cutura che mastichi appena un po' il tedesco, e ben lontana da ogni rapporto che noi italiani possiamo avere con le nostre radici.
La cosa più vicina a questo rapporto di odio/amore da noi forse è il legame con Dante, o Manzoni, ma certo a livelli meno intensi (ecco che sto divagando, come spesso mi accade, tendo ad essere insopportabilmente prolisso quando parlo di letteratura... sorry..)
Comunque Martin Walser affronta, in forma di romanzo, un momento specifico della vita del poeta, una fase della sua evoluzione che già Thomas Mann (altro colosso) aveva a sua volta affrontato con Lotte in Weimar : la senilità del poeta ed il rifiuto della vecchiaia per l'amore.
Il vecchio Goethe, amante della vita, con lo spirito degli anni dello Sturm und Drang, alle soglie degli 80 anni rivive la passione (Leidenschaft, parola che riecheggia Leiden, così come Passio, dolore e passione sono parenti in latino..) per una fanciulla, e pensa persino di sposarla, alimentando lo scandalo del popolo benpensante e le voci circa una sua malattia mentale...
Eppure per Goethe, vecchio, ma pieno di vita, la fanciulla è l'eco di mille fanciulle, così come all'inizio la Lotte di Werther era la somma, anzi il riassunto (cito a memoria Samuele Bersani ed i suoi Giudizi Universali, tanto per far convivere alto e basso...) di mille facce e mille racconti d'amore, ed è quindi inutile cercarvi una sola donna "velata".
La storia è triste, eppure intrigante, l'eco di Mann, ma anche della Klassik che non vuole morire è forte. La ricerca del bello, dell'estetica in se' è - d'altronde - una delle poche molle che fanno scattare in alto il vecchio Goethe a Weimar, il genio che preferisce studiare pietre e colori, che si appassiona di geologia e sogna un'utopia aristocratica, alla faccia della Rivoluzione Francese, si distacca dal mondo (Entsagung) e sembra lontano milioni di anni dal fuoco di Strasburgo, o da Sessenheim.
Ma la fiamma cova (o, detta alla Neil Young, Rust never sleeps..) sotto la cenere, ed il volto della ragazzina lo fa ripiombare nella più profonda passione, e come un ventenne si muove con cautela tra gli spiragli del corteggiamento, deriso eppure ammirato dai borghesi che lo circondano, e che già ne stavano preparando la stele funeraria ove poter vergare le ultime parole del genio...
Ma Goethe li frega tutti, ancora una volta. Nel bene e nel male lui non fa mai ciò che uno si aspetta, e d'altronde il suo motto parla chiaro:
Das Ewigweibliche zieht uns hinan.... (L'eterno femmineo ci porta qui..)
Commenti
Un bacio grande...
mi sento sempre una pulce quando ti leggo!
un bacio
sono giorni pieni di impegni lavorativi ed incasinati quindi non ho avuto tempo di passare nei vs blog, visto che a casa sono a sprazzi....
prometto di rimediare nel weekend.
grazie ancora ed a presto.
Ma perchè non lo proponi tu a una casa editrice? Se non ricordo male, sei pure traduttore, oder?