Brave New World
Let's go back to basic... (dedicato a Daniele Verzetti)
Negli ultini due o tre giorni mi è capitato di ascoltare (in qualche raro programma tv "illuminato") le parole che Bob Kennedy pronunciò esatamente 40 anni fa', e sono rimasto letteralmente stupito dalla loro attualità.
Purtroppo.
Siamo bombardati quotidianamente dalle preoccupazioni dei vari economisti, più o meno prezzolati, che pontificano nell'etere sulla crisi economica mondiale e sulle varie strategie (diametralmente opposte, rigorosamente secondo schieramenti politici) per combatterla. Ovunque.
Tutti sembrano leggere nelle pieghe dei bilanci aziendali come un Rabbino nel Talmud, ognuno alla ricerca della parola di Dio, ed il Dio che vedono ha spesso lo stesso nome profetico: PIL.
Beh, Bob Kennedy nel 1968 aveva idee diverse al proposito, coraggiosamente diverse, sfacciatamente diverse. Profetiche anch'esse, illuminanti per tutti noi.
Ecco, se fossi il re del Mondo (da semplice politico non avrei il coraggio, nè -forse - la folle lucidità di seguire questi consigli) il mio primo atto sarebbe una messa in pratica di quelle parole.
Di 40 anni fa'.
Strano, no?
Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni. Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del PIL.
Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana. Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle.
Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini.
Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari. Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago.
Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti.
Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese.
Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.
(Robert Kennedy)
Negli ultini due o tre giorni mi è capitato di ascoltare (in qualche raro programma tv "illuminato") le parole che Bob Kennedy pronunciò esatamente 40 anni fa', e sono rimasto letteralmente stupito dalla loro attualità.
Purtroppo.
Siamo bombardati quotidianamente dalle preoccupazioni dei vari economisti, più o meno prezzolati, che pontificano nell'etere sulla crisi economica mondiale e sulle varie strategie (diametralmente opposte, rigorosamente secondo schieramenti politici) per combatterla. Ovunque.
Tutti sembrano leggere nelle pieghe dei bilanci aziendali come un Rabbino nel Talmud, ognuno alla ricerca della parola di Dio, ed il Dio che vedono ha spesso lo stesso nome profetico: PIL.
Beh, Bob Kennedy nel 1968 aveva idee diverse al proposito, coraggiosamente diverse, sfacciatamente diverse. Profetiche anch'esse, illuminanti per tutti noi.
Ecco, se fossi il re del Mondo (da semplice politico non avrei il coraggio, nè -forse - la folle lucidità di seguire questi consigli) il mio primo atto sarebbe una messa in pratica di quelle parole.
Di 40 anni fa'.
Strano, no?
Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni. Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del PIL.
Il PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana. Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle.
Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini.
Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari. Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago.
Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici dipendenti.
Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra di noi. Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese.
Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.
(Robert Kennedy)
Commenti
Vorrei che ce ne fosse più d'uno e vorrei cancellare l'assurdo dei nostri tempi. Vorrei che il mondo di oggi fosse una lavagna ed avere il cancellino ed usarlo per far vivere non più le parole di questi esseri insulsi che si atteggiano a politici veri, ma quelle di Kennedy e di tutti coloro che hanno sempre avuto a cuore la giustizia, l'equità e la libertà di pensiero.
Grazie per avermi fatto respirare aria pulita almeno per pochi attimi prima di immergermi nuovamente nel mondo di oggi.
Ciao Fabio
Daniele
Mi sono commossa.
È stato in quel momento che ho capito perchè l'hanno assassinato...
Anni fa, dopo aver visto il film L'ultima lezione, ho letto l'omonimo libro di Ermanno Rea su Federico Caffè, l'economista keynesiano scomparso misteriosamente il 15 aprile del 1987...
In altre parole, il professore si scagliava contro le stesse derive capitalistico-liberiste che condannava Kennedy...
Grazie Fabio per averle ricordate.
ciao e a presto!!!
Benessere Interno Netto...
Saluti