Il Genio e la resa.
Tra i tanti "pezzi unici" della letteratura che amo, c'è un autore austriaco scoperto quasi per caso, poi studiato, letto, amato e - per un breve periodo - ripudiato (come si può ripudiare una sposa promessa che ancora si ama, ma che improvvisamente si ha paura di amare) prima di riprenderlo in mano, e lasciarmi affascinare ancora una volta dal suo particolare "Stream of consciousness".
Si chiama Thomas Bernhard.
Dopo l'esito delle recenti elezioni austriache ho pensato a lungo a Bernhard, ed alla sua posizione marginale tra i monti alpini, a quel suo "unbehagen", un sentimento di incompiutezza, inadeguatezza rispetto al suo tempo ed al suo paese, che lo porterà al suicidio.
La sua Austria è lontana milioni di kilometri dall'idillio montano venduto ai viaggiatori dai depliant dell'ufficio del turismo, introiettata invece verso i fantasmi della Anschluss nazista, con un senso di colpa che stentava (e stenta ancora) a farsi riflessione storica.
Allora ho ripreso in mano un suo straordinario romanzo: Der Untergher (Il Soccombente), in cui lo scrittore delinea un altro conflitto: quello tra il genio e la cultura.
La storia -in estrema sintesi - è questa: ad un corso di perfezionamento tenuto da Horowitz, a Salisburgo, presso il famoso Mozarteum, si incontrano tre giovani pianisti. Due sono brillanti, promettenti. Ma il terzo è Glenn Gould: qualcuno che non brilla, non promettente, perché è.
Una variazione romanzesca sul tema della grazia e dell'invidia, di Mozart e Salieri, ma ancor più sul tema terribile del "non riuscire a essere".
Tramite (grazie a) Bernhard mi sono innamorato di Gould, e delle variazioni Goldberg di Bach, e poi - vivendo per alcuni mesi proprio a Salisburgo - ho sperimentato di persona i luoghi, le atmosfere, l'aria alpina che traspare dal romanzo, nella descrizione delle lunghe passeggiate tra il genio e lo studente dotato, che si accontenta di vivere una vita "nell'ombra", con dignità, con la consapevolezza che di fronte al genio a volte bisogna arrendersi...
Per chi non conoscesse Gould, ecco pochi, magici, istanti delle sue mani:
Si chiama Thomas Bernhard.
Dopo l'esito delle recenti elezioni austriache ho pensato a lungo a Bernhard, ed alla sua posizione marginale tra i monti alpini, a quel suo "unbehagen", un sentimento di incompiutezza, inadeguatezza rispetto al suo tempo ed al suo paese, che lo porterà al suicidio.
La sua Austria è lontana milioni di kilometri dall'idillio montano venduto ai viaggiatori dai depliant dell'ufficio del turismo, introiettata invece verso i fantasmi della Anschluss nazista, con un senso di colpa che stentava (e stenta ancora) a farsi riflessione storica.
Allora ho ripreso in mano un suo straordinario romanzo: Der Untergher (Il Soccombente), in cui lo scrittore delinea un altro conflitto: quello tra il genio e la cultura.
La storia -in estrema sintesi - è questa: ad un corso di perfezionamento tenuto da Horowitz, a Salisburgo, presso il famoso Mozarteum, si incontrano tre giovani pianisti. Due sono brillanti, promettenti. Ma il terzo è Glenn Gould: qualcuno che non brilla, non promettente, perché è.
Una variazione romanzesca sul tema della grazia e dell'invidia, di Mozart e Salieri, ma ancor più sul tema terribile del "non riuscire a essere".
Tramite (grazie a) Bernhard mi sono innamorato di Gould, e delle variazioni Goldberg di Bach, e poi - vivendo per alcuni mesi proprio a Salisburgo - ho sperimentato di persona i luoghi, le atmosfere, l'aria alpina che traspare dal romanzo, nella descrizione delle lunghe passeggiate tra il genio e lo studente dotato, che si accontenta di vivere una vita "nell'ombra", con dignità, con la consapevolezza che di fronte al genio a volte bisogna arrendersi...
Per chi non conoscesse Gould, ecco pochi, magici, istanti delle sue mani:
Commenti
grazie! :)
ti assorbe completamente e pensi solo alla musica.
almeno, questo è stato l'effetto in me :)
@digito: edificante? moi? e che sono un architetto edificatore??
@mat: hai pienamente ragione, io vado in una sorta di trance ipnotica quando ascolto le variazioni goldberg...